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La strategia del caos della Russia passa dai veti all’Onu

Un’esercitazione militare in Corea del Nord, 18 marzo 2024. (Kcna/Reuters/Contrasto)

Il 28 marzo al Consiglio di sicurezza dell’Onu c’è stata una votazione che non ha avuto la stessa visibilità di quella sul cessate il fuoco a Gaza, per altro rimasta lettera morta. Il voto riguardava la Corea del Nord e il rinnovo del mandato a un gruppo di esperti incaricato di supervisionare le sanzioni che colpiscono il paese governato dalla famiglia Kim.

La Russia ha usato il suo diritto di veto ed è questo che conferisce importanza all’evento. Mosca, infatti, ricopre il ruolo di protettore della Corea del Nord da quando Pyongyang ha appoggiato la guerra russa in Ucraina, consegnando munizioni in grande quantità. La Cina, alleata di Pyongyang, ha preferito astenersi, manifestando una certa distanza con la Russia sulla scena internazionale.

Bloccando l’istituzione delle Nazioni Unite, la Russia cerca di favorire lo smantellamento del regime di sanzioni che colpisce la Corea del Nord a causa del suo programma nucleare e di quello balistico. Le sanzioni restano in vigore, ma tra un mese non ci sarà più nessuno a verificarne l’applicazione.

È l’ennesima crepa nell’edificio dell’Onu. Colpo dopo colpo, sono state intaccate le regole del diritto internazionale e l’azione collettiva incarnata dalle Nazioni Unite, ovvero il sogno di una “comunità internazionale”.

Il sistema era sicuramente imperfetto, come dimostra il ricorso indiscriminato al diritto di veto, sia da parte degli statunitensi per proteggere Israele sia dei russi per difendere la Corea del Nord. Ma quanto meno aveva il merito di esistere. L’alternativa, infatti, è la legge del più forte.

La Corea del Nord è un esempio lampante di questo sviluppo. Regime dittatoriale con a capo la dinastia comunista fondata da Kim Il-sung nel dopoguerra, e oggi guidato da suo nipote Kim Jong-un, la Corea del Nord si è dotata della bomba atomica nella più completa illegalità, come dimostrano sei test accertati e il lancio di diversi missili balistici. Le sanzioni imposte al paese sono state sostenute a lungo dalla Russia e dalla Cina.

Ora il mondo è cambiato. Da diversi anni nell’aria c’è un odore di guerra fredda. Prima di tutto tra gli Stati Uniti e la Cina, le due potenze rivali del ventunesimo secolo. Dopo l’invasione dell’Ucraina si è aggiunta la Russia.

La Corea del Nord e l’Iran, due paria che in passato erano strangolati dalle sanzioni, si sono inseriti in questo contesto fornendo armi a Vladimir Putin. In cambio sono aiutati a sbarazzarsi del fardello delle sanzioni.

In realtà non esiste un blocco coerente contro l’occidente, perché mancano il collante ideologico e gli interessi in comune. Ma c’è una volontà condivisa di rimettere in discussione l’ordine mondiale dominato per decenni dall’occidente guidato dagli Stati Uniti, anche a rischio di attraversare una fase caotica che mette alla prova la volontà e la resistenza dagli attori internazionali. Il veto russo del 28 marzo fa parte di questa pericolosa strategia del caos.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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