30 settembre 2015 12:51
Walter Craveiro, Flip Festa Literária/Flickr

La mia traiettoria è quella della mia generazione e non riguarda solo l’Argentina. Professionalmente sono nata nei primi anni novanta. Era il periodo in cui negli Stati Uniti, in America Latina e in altri paesi si stavano formando i grandi gruppi editoriali. Il giornalismo tradizionale, rappresentato in alcuni casi da riviste nate nel secolo precedente, sembrava ancora molto solido. In quegli anni, inoltre, s’investivano grandi somme di denaro nel settore dell’informazione.

Nascevano le scuole di giornalismo, che prima in Argentina non esistevano, e credo che lo stesso si possa dire per molti paesi dell’America Latina. In Argentina erano anni d’oro per il giornalismo, nel senso che in quel momento nel paese non c’era nessuna istituzione che avesse lo stesso prestigio: né la chiesa né i sindacati né la politica.

Vent’anni dopo molti giornalisti della mia generazione hanno abbandonato la professione. Altri sono diventati cinici e hanno deciso di trarre vantaggio dalla corruzione che ha invaso le redazioni per garantirsi qualche opportunità in più. Altri sono ancora precari. Alcuni hanno trovato rifugio, per fare giornalismo di qualità, su internet.

Uno dei temi di cui mi sono occupata nella mia carriera è stato il rapporto tra mezzi d’informazione e potere. Ho cominciato a fare la giornalista in un raro momento di libertà per l’informazione argentina, che è sempre stata influenzata da un modello imprenditoriale in cui i proprietari dei mezzi di comunicazione barattavano la propria influenza sull’opinione pubblica in cambio di favori da parte del mondo della politica e della finanza. Questo momento di apertura e di libertà professionale è finito con la crisi economica del 2001.

Allora il paese è stato messo alla prova da una delle peggiori crisi economiche, politiche e sociali della sua storia, il giornalismo, naturalmente, ha subìto un tracollo simile a quello delle altre istituzioni. E non si è ancora rialzato: oggi è in uno stato peggiore di quello precedente alla crisi.

Negli anni duemila sono saliti al potere Néstor Kirchner e la moglie Cristina Fernández, che hanno deciso di dividere i giornali in amici e nemici: il Clarín era amico e La Nación era nemico (anche se poi la situazione è cambiata). Purtroppo, i mezzi d’informazione hanno accettato questi ruoli. E nel mezzo non è rimasto niente.

Correzione 30 settembre 2015.
Nella versione precedente di questo articolo al posto di : “Ho cominciato a fare la giornalista in un raro momento di libertà per l’informazione argentina, che è sempre stata influenzata da un modello imprenditoriale (…)”, avevamo scritto: “Quando ho cominciato a fare la giornalista l’informazione argentina era oppressa dalla censura, dalla mancanza d’indipendenza e di libertà d’espressione”.

Graciela Mochkofsky sarà a Ferrara il 4 ottobre per parlare di Argentina con Martín Caparrós e Alejandro Rebossio. Guarda il programma.

Questo testo è tratto da un suo intervento al Polo de pensamento contemporâneo di Rio de Janeiro.

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