23 febbraio 2015 18:32

La mostra Questa è guerra! documenta i modi in cui la fotografia ha raccontato i grandi conflitti del passato e come affronta quelli di oggi.

L’invenzione della fotografia ha avuto un impatto radicale nella narrazione dei conflitti, facendo arrivare le immagini dal fronte direttamente nelle case delle persone. E i grandi fotoreporter si sono misurati sempre con l’esperienza della guerra, realizzando alcuni tra gli scatti che hanno fatto la storia del novecento.

Tuttavia la mostra non presenta semplicemente una rassegna di celebri foto di guerra; invece, cerca di fermarsi su punti di vista particolari che hanno segnato il rapporto tra guerra e documentazione fotografica.

Per esempio, la prima guerra mondiale è stata il primo conflitto in cui i soldati hanno potuto raccontare le loro storie grazie a fotocamere più accessibili e pratiche da usare. Ma è stato anche il momento delle prime fotografie aeree realizzate dall’esercito, che hanno trasformato il territorio in una composizione astratta, non solo come un campo di battaglia.

Vent’anni dopo, la guerra civile spagnola fu uno degli eventi più documentati dalla nascita della fotografia. Qui ritroviamo il miliziano caduto di Robert Capa accostato alla miliziana che si addestra per sparare, opera di Gerda Taro, compagna del fotoreporter e che, senza essere una professionista, entra nella storia, dimostrando come la fotografia sia al servizio dell’umanità, non solo come arte, ma come mezzo espressivo per raccontare il presente.

Dalla Spagna si arriva alla seconda guerra mondiale, catturata dai maestri che hanno scritto la storia della fotografia come Henri-Cartier Bresson, Bill Brandt, Ernst Haas, ancora Robert Capa e August Sander. Il Vietnam è visto attraverso gli occhi di Don McCullin, Eve Arnold e Philip Jones Griffiths, che hanno messo in discussione la necessità di quella guerra evidenziandone il carattere simbolico. Dopo il Vietnam, considerato “l’ultima guerra fotografica”, il racconto bellico è stato affidato alla televisione, dando alla fotografia la possibilità di abbandonare la cronaca e farsi strumento di riflessione potente e incisivo come nella Beirut distrutta di Gabriele Basilico o la Repubblica Democratica del Congo di Richard Mosse, in cui la guerra si trasforma in un’opera concettuale.

La mostra, curata da Walter Guadagnini, sarà aperta a Padova nel palazzo del Monte di pietà dal 28 febbraio al 31 maggio 2015.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it