30 settembre 2015 17:12

La Russia ha cominciato a bombardare la Siria. La notizia, anticipata da fonti dell’amministrazione statunitense, è arrivata poche ore dopo l’approvazione all’unanimità da parte del senato di Mosca dell’uso delle forze armate russe all’estero. Secondo le fonti citate dalla Reuters, la Russia avrebbe informato gli Stati Uniti sui raid imminenti per sostenere le forze regolari del regime di Bashar al Assad contro il gruppo Stato islamico.

Altre fonti militari statunitensi hanno confermato che i raid aerei hanno colpito le province di Hama, Homs e Latakia, ma non le aree controllate dai jihadisti dello Stato islamico. Secondo funzionari statunitensi, quindi, i russi hanno agito in appoggio ad Assad contro tutti i suoi oppositori.

Le conseguenze. Secondo Khaled Khoja, il capo della Coalizione nazionale siriana, il principale gruppo politico di opposizione ad Assad, nei raid aerei russi sulla Siria sarebbero morti almeno 36 civili.

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La versione ufficiale. Il capo di gabinetto del Cremlino, Sergei Ivanov, ha sottolineato che i raid aerei saranno limitati nel tempo e non preludono all’invio di forze da combattimento da parte della Russia. “Il nostro obiettivo militare sarà esclusivamente fornire un appoggio aereo alle forze governative siriane nella loro battaglia contro lo Stato islamico”, ha detto Ivanov.

La richiesta di aiuto. A richiedere l’intervento militare russo era stato il presidente siriano Bashar al Assad. La Russia, ha sottolineato Ivanov, sta agendo per difendere i suoi interessi nazionali in Siria, dove mantiene una base navale nel porto di Tartus, che è il suo unico accesso al Mediterraneo.

Nelle ultime settimane l’attività militare della Russia in Siria si era intensificata vicino alla città portuale di Latakia, nella parte nordoccidentale del paese, e i russi avevano lanciato una serie di missioni di ricognizione aerea. L’ultima volta che Putin aveva chiesto l’autorizzazione del senato russo per l’impiego di truppe all’estero è stata nel marzo del 2014, prima dell’annessione della Crimea.

Nel frattempo il regime siriano è finito al centro di un’indagine della magistratura francese per crimini di guerra: la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta sui presunti crimini commessi dal regime di Damasco tra il 2011 e il 2013 e si basa sulla testimonianza di un ex fotografo della polizia militare siriana, fuggito dal paese nel 2013 con 55mila fotografie che proverebbero gli abusi e le brutalità commesse durante il conflitto.

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