09 dicembre 2015 15:28

John Kerry ha definito i suoi membri dei mostri psicopatici, François Hollande li chiama barbari e David Cameron ne parla come di un culto della morte. Ma il gruppo Stato islamico (Is) è molto più di questo.

Come dimostrano circa 340 documenti ufficiali, avvisi, ricevute e promemoria interni esaminati dal Guardian, l’Is sta tentando un’opera di ricostruzione che va dalle strade agli asili nido, dagli alberghi ai mercati, dall’Eufrate al Tigri. Ha inoltre istituito 16 dipartimenti centrali (ministeri), tra cui uno per la sanità pubblica e uno di gestione delle risorse naturali che si occupa del petrolio e del patrimonio archeologico.

Un manuale di gestione statale di 24 pagine, scritto nei mesi successivi alla “istituzione” del califfato, mostra a che punto lo sforzo di costruzione statale sia stato calcolato e quanto sia importante rispetto agli obiettivi generali del gruppo. L’analisi complessiva di questi documenti dell’Is offre un’immagine dettagliata di quel che sta accadendo all’interno del sedicente stato creato dai jihadisti.

Dai piani agricoli alla lotta al contrabbando

Subito dopo la creazione del califfato nel giugno 2014, l’accento è stato posto sulle regole d’abbigliamento e di comportamento, che includono il divieto di vendere o indossare abiti aderenti o “decorati”. Sono poi state emesse delle fatwa sul gioco del biliardo e del biliardino. Una delle disposizioni più assurde vietava l’allevamento di piccioni sui tetti degli edifici, un’attività considerata una perdita di tempo.

Poi, verso la fine dell’anno, l’Is è parso approfittare delle circostanze per emettere una grossa quantità di documenti direttamente legati alla costruzione dello stato e alla creazione di posti di lavoro.

Ha pubblicato delle segnalazioni di offerte di lavoro all’interno del neonato dipartimento della zakat (o decima, la tassa religiosa), una sorta di dipartimento dei servizi sociali. Sul fronte dell’istruzione, sono stati fatti annunci relativi all’inizio dell’anno scolastico, l’apertura di una scuola materna e l’assunzione d’insegnanti.

I funzionari pubblici dell’Is hanno anche pubblicato dei piani agricoli per la stagione di coltivazione estiva e una pletora di regolamenti civili, non direttamente legati a una specifica ideologia, come quelli per gli automobilisti, obbligati ad avere sempre con sé “una cassetta degli attrezzi completa per le riparazioni”, e i commercianti (ai quali è proibito occupare i marciapiedi con le loro mercanzie senza una licenza).

Negli ultimi cinque mesi sono aumentati in maniera significativa i documenti legati alle misure di sicurezza e la mobilitazione militare: l’Is si fa sempre più paranoico.

È stato emesso un divieto totale per quanto riguarda le reti wi-fi private, ai posti di blocco sono stati inviati ordini per stroncare il contrabbando di oro, rame e ferro, e all’inizio di ottobre il gruppo ha proclamato un’amnistia per i disertori militari, probabilmente perché ha bisogno di più soldati.

L’Is è impegnato in un programma di unificazione delle aree controllate in Siria e in Iraq

Al contempo, temendo la presenza di traditori al suo interno, il dipartimento di pubblica sicurezza ha ordinato a tutte le persone che hanno avuto in passato legami con i “nemici dello stato” di registrarsi immediatamente.

Questo per quanto riguarda la progressione cronologica dei provvedimenti attuati dall’Is, ma ci sono vari temi che trascendono questa sequenza temporale.

Poiché cerca di affermare la sua giurisdizione su aree diverse di due paesi distinti, l’Is è impegnato in un programma di unificazione. Ciò risulta evidente se si osservano l’emissione dei normali documenti d’identità e la campagna per “eliminare le frontiere”, come dice lo stesso gruppo.

A tale scopo l’Is ha creato una nuova entità amministrativa, la provincia dell’Eufrate, che si estende su entrambi i lati del confine internazionale tra la Siria e l’Iraq, e che si è attivamente impegnata a emettere disposizioni come le altre province controllate dal gruppo, che sono circa una dozzina.

Riguardo all’unificazione, l’Is mostra di avere qualche difficoltà in settori come l’istruzione universitaria (le differenze tra i sistemi scolastici delle secondarie in Siria e in Iraq hanno reso troppo difficile la creazione di un sistema unificato di ammissione accademica) e quello della valuta, dato che ancora utilizza lire siriane, dinari iracheni e il dollaro statunitense.

Per le questioni economiche più generali, l’Is non sembra troppo incline al libero mercato e ha messo in piedi dei sistemi di controllo degli affitti e dei prezzi su un’ampia gamma di beni e servizi, dal taglio cesareo (70 dollari) allo zucchero (70 centesimi al chilo). Ma il califfato non applica misure di controllo economico di stampo sovietico. Permette infatti ai privati cittadini di possedere dei beni, gestire delle attività economiche ed eseguire dei progetti per conto dello stato, come la costruzione di strade.

Ridimensionare le ricchezze proclamate

La copia di un ordine di pagamento offre alcuni dettagli di rilievo. Come compenso per aver asfaltato l’autostrada siriano-irachena che corre accanto alla riva destra del fiume Eufrate, piantando lungo il percorso degli alberi “al fine di non esporre le forze dello Stato islamico” agli attacchi aerei, un certo Abu Dujana al Libi ha ricevuto centomila dollari.

Uno dei documenti più interessanti rivela quali siano le fonti di guadagno dell’Is. Un rendiconto finanziario mensile di sei pagine, riferito al mese di gennaio 2015, per la provincia di Deir ez-Zor rivela che gli introiti mensili totali sono stati di 8,4 milioni di dollari, una bella cifra per un gruppo terroristico ma ridicola per uno stato.

L’obiettivo dell’Is si articola in due direzioni: il desiderio di offrire un’immagine positiva e i tentativi di eliminare gli aspetti negativi

Le tasse hanno costituito il 23,7 per cento dei suoi introiti, mentre le vendite di petrolio e gas hanno rappresentato il 27,7 per cento. Se questa cifra è corretta allora, come fa notare Tamimi (l’analista che ha tradotto i documenti), i proventi quotidiani della provincia più ricca di petrolio, tra quelle controllate dall’Is, si attestano sui 66.400 dollari al mese provenienti dalla vendita di greggio: niente a che vedere con le stime di tre milioni al giorno che sono state avanzate da diverse parti.

Ma più delle vendite di petrolio e delle tasse sono le “confische” a generare denaro. L’Is ha infatti multato i trafficanti di beni dichiarati illegali come le sigarette, comprese quelle elettroniche, e ha messo all’asta le proprietà delle persone designate come nemici dello stato. Queste attività hanno rappresentato il 45 per cento delle sue entrate, quasi quanto le risorse naturali e le tasse messe insieme.

Per quanto riguarda le spese, il 63,5 per cento dei fondi della provincia è stato speso per i salari dei soldati e la manutenzione delle basi militari. Appena il 17,7 per cento è stato impiegato per i servizi pubblici.

L’ultimo e il più forte dei temi che emergono dai documenti è il desiderio dell’Is di presentarsi come una sorta di utopia per i veri credenti, un obiettivo che si articola in due direzioni: il desiderio di offrire un’immagine positiva e i tentativi di eliminare gli aspetti negativi.

Per quanto riguarda questo secondo punto, l’Is ha dato avvio a una campagna anticorruzione. Esistono delle procedure ordinarie per i reclami, che comprendono addirittura delle cassette per i suggerimenti. A un dato momento, nel 2014, l’Is ha aperto degli “sportelli per i reclami” nella sua autodichiarata capitale di Raqqa. Delle regole valide in tutto il califfato impediscono ai membri dell’Is di partecipare personalmente agli investimenti statali e di “sfruttare la loro posizione e il loro impiego all’interno dello stato per interesse personale”. Questo tipo di clientelismo è una piaga che affligge i governi di tutto il Medio Oriente e dell’Asia: il tentativo di vietarlo esplicitamente è particolarmente degno di nota.

L’Is è anche impegnato a mostrare gli aspetti positivi della vita sotto il califfato. Attribuisce regolarmente dei premi da cento dollari per l’eccellenza negli studi religiosi e, a maggio, ha distribuito dei biglietti gratuiti per un parco di divertimenti e per il suo hotel cinque stelle di Mosul, appena rinnovato, per celebrare la vittoria militare nell’antica città di Palmira strappata alle truppe di Assad.

Il dipartimento della zakat, inoltre, raccoglie una decima al fine di ridistribuire del denaro alle famiglie in difficoltà. Una serie di statistiche, senza data e relative alla provincia dell’Is di Aleppo, mostra che sono state registrate 2.502 famiglie, ciascuna delle quali riceve in media 260 dollari d’aiuti, non è chiaro se mensili o annuali.

Combattere la sfiducia interna

Naturalmente questa formula di governo è stata messa a dura prova dai bombardamenti aerei e dalla sfiducia interna.

Sembra, infatti, che i bombardamenti della coalizione stiano mettendo in seria difficoltà le infrastrutture economiche dell’Is, in particolare gli impianti di estrazione petroliferi e del gas. Un punto altrettanto critico è il duro lavoro che resta da fare per ottenere la fiducia le popolazioni sunnite locali, nonostante il gruppo si presenti come un argine contro la diffusione dello sciismo.

Un ex infermiere che ha lasciato a malincuore Raqqa quest’autunno, dopo che l’Is ha cercato di arrestarlo, ha dichiarato che la burocrazia è stata la prima questione di cui il gruppo si è voluto occupare una volta arrivato nel suo ospedale. L’Is ha rapidamente sostituito i timbri e la carta intestata affinché fosse chiaro alla popolazione che quello era un suo ospedale, e solo dopo si è occupato del personale. “Hanno cacciato tutta l’équipe amministrativa, mettendo [i loro] amministratori, ma hanno mantenuto il personale dell’ospedale, i medici, gli infermieri e gli addetti alle pulizie”, ha dichiarato l’infermiere.

L’esistenza di amministratori preparati è fondamentale per la sopravvivenza dell’Is

Nella sanità l’Is sembra incontrare degli ostacoli. Nel corso del 2015 il gruppo ha emesso vari avvertimenti nei confronti dei medici che se n’erano andati, intimandogli di tornare al lavoro se volevano evitare la confisca delle loro proprietà.

L’infermiere di Raqqa, che oggi vive nella città turca di Gaziantep, ha confermato che questo tipo di ritorsione è è frequente. “Appena qualcuno se ne va, s’impossessano di tutto ciò che aveva: casa, clinica e quant’altro”.

Il manuale

Il documento delinea una teoria di governo ed è una sorta di manuale del funzionario pubblico.

Intitolato “Princìpi d’amministrazione dello Stato islamico” contiene delle linee guida per la gestione dello stato. Si tratta di un documento classificato per uso interno e rappresenta un testo di riferimento per “la classe di amministratori” che l’Is intende formare.

Ciascuna delle 24 pagine ha un timbro con una spada e l’ultima pagina è firmata da “Abu Abdullah al Masri [padre di Abdullah l’egiziano]”. The Guardian non è stato in grado di scoprire ulteriori informazioni sull’autore, ma l’organizzazione che lotta contro l’Is, Raqqa is being silently slaughtered (Raqqa viene silenziosamente massacrata), ha individuato un uomo con lo stesso nome di battaglia che lavora come capo della rete elettrica.

Charlie Winter, senior research associate alla Georgia state university, sostiene che dal documento emerge un quadro “assolutamente in linea” con i suoi stessi studi sulla propaganda dell’Is. “È rigoroso ed esauriente, il che testimonia di come, nelle sfere più elevate, l’Is miri a consolidare la sua longevità politica, non solo la sua importanza militare”, secondo Winter.

Diviso in dieci capitoli e scritto in stile burocratico, il documento si apre con una breve storia del califfato e dei fatti precedenti, e sottolinea come l’esistenza di amministratori preparati sia fondamentale per la sopravvivenza dell’Is e lo differenzi da tutti gli altri gruppi jihadisti.

L’organizzazione di campi d’addestramento

“Lo stato esige un sistema di vita islamico, una costituzione coranica e un sistema in grado di metterla in pratica”, recita, e prosegue: “Occorre non rinunciare al valore delle competenze, delle capacità, dell’esperienza e della formazione dell’attuale generazione nell’amministrazione statale”.

L’Is sembra poter contare su varie categorie d’impiegati statali, compresi alcuni che si occupano di statistica, di finanza, amministrazione e contabilità.

Il manuale prosegue descrivendo i piani per i futuri dipartimenti, inclusi l’esercito, l’istruzione, i servizi pubblici e i rapporti con i mezzi d’informazione.

Il capitolo dedicato alla strategia di comunicazione stabilisce la necessità di un’organizzazione centrale, sostenuta da agenzie provinciali e ausiliarie. Winter sostiene che quanto descritto corrisponde a quel che era riuscito a capire a proposito del funzionamento degli uffici di comunicazione dell’Is. “È esattamente la struttura che avevo delineato”.

C’è anche un’ampia sezione su come amministrare i campi d’addestramento militare, divisi in tre categorie: campi di “prima preparazione” per le normali reclute; campi di mantenimento per i veterani che ci andranno per due settimane all’anno; e campi per bambini.

Nel descrivere i campi di mantenimento, si afferma che i veterani saranno istruiti “sulle più recenti tecniche di utilizzo di armi, la pianificazione militare e la tecnologia militare, gli saranno offerte analisi dettagliate sulle tecnologie impiegate dal nemico, e su come i soldati dello stato possono trarne vantaggio”.

Specifica poi che i bambini dovrebbero ricevere una formazione nell’utilizzo di armi leggere e un indottrinamento religioso, e che agli “individui eccezionali” saranno affidati incarichi di sicurezza come la gestione dei posti di blocco.

La parte più consistente del testo affronta il ruolo delle risorse naturali. Pur spiegando che saranno dei comitati ad “amministrare i progetti di produzione”, il manuale permette esplicitamente ai privati cittadini di investire in tutti i settori della vita economica, a esclusione dei settori strategici dell’estrazione di petrolio o gas.
L’istruzione, inoltre, è definita “la pietra fondamentale sulla quale è costruita la società islamica”.

Un altro paragrafo accenna all’obiettivo di una futura autosufficienza “ottenuta allevando una generazione islamica preparata e capace di sostenere l’umma [la comunità dei musulmani] e il suo futuro senza bisogno delle competenze dell’occidente”.

Una strategia militare occidentale ‘totalmente incoerente’ ha dato all’Is il tempo di organizzarsi

L’ex generale Stanley McChrystal, che ha guidato le truppe della coalizione in Afghanistan e che è indicato come il comandante delle unità impegnate nelle operazioni speciali in Iraq che nel 2006 hanno portato all’uccisione del fondatore dell’Is, Abu Musab al Zarqawi, ha definito il documento una lettura necessaria.

Secondo lui “non sembra un documento prodotto da un’organizzazione che commette con regolarità degli orrendi atti di una brutalità apparentemente insensata. E questo potrebbe essere l’aspetto più inquietante. Se l’occidente considera l’Is come la caricatura di un gruppo di assassini psicopatici, corriamo il rischio di sottovalutarli”.

Il tenente generale Mike Flynn, che si è ritirato nell’agosto 2014 dopo tre anni alla direzione della Defence intelligence agency (Dia), il principale servizio di raccolta d’informazioni militari degli Stati Uniti, ha dichiarato che una strategia militare occidentale “totalmente incoerente” e “frammentaria” ha dato all’Is il tempo di organizzarsi.

Definendo il documento come “decisamente verosimile”, ha aggiunto che “la tendenza dell’Is a comportarsi come uno stato si sta facendo più marcata. E se raggiungeranno il loro scopo ne trarranno un grande vantaggio”.

La fonte

I documenti sono emersi grazie a un ricercatore di 23 anni di Cardiff, Aymenn al Tamimi, che setaccia Facebook, Twitter e i forum online per arricchire la sua raccolta di materiali: circa trecento documenti relativi allo stato che l’Is sta cercando di costruire.

“Una sera”, spiega il ricercatore, “ho pensato di occuparmi dell’amministrazione dell’Is perché per un certo periodo erano emersi dei documenti, non rilasciati ufficialmente dall’Is, come orari degli esami e controlli sui prezzi dei farmaci”.

Tamimi ritiene che questi documenti rivelino più cose sull’Is della propaganda che il gruppo diffonde ogni giorno. La maggior parte del suo archivio è composta di fotografie di disposizioni ufficiali appese in bacheche informative oppure documenti che sono stati consegnati a singole persone, come testi scolastici, ricevute o formulari. Quando Tamimi trova un documento, lo esamina meticolosamente, lo traduce in inglese e lo carica, insieme all’originale, sul suo sito web, dove tutto il mondo è libero di analizzarlo.

Ma non è solo su internet che fa le sue scoperte. Da quando ha cominciato il suo lavoro all’inizio dell’anno, giornalisti e altri colleghi analisti gli hanno fatto avere altri documenti. Una volta è anche andato in Siria per approfondire i contatti con delle persone interne al gruppo.

Questi contatti adesso hanno portato i loro frutti. Una fonte, un commerciante che lavora all’interno del territorio controllato dall’Is, gli ha fornito una trentina di comunicazioni, dichiarazioni e testi interni dell’Is provvisti di timbro ufficiale, tra i quali si trovano i due principali ritrovamenti fatti fino a oggi: il rendiconto finanziario mensile e il manuale di amministrazione pubblica.

Autonomamente, The Guardian ha inoltre ottenuto alcuni documenti dalle truppe curde che quest’estate hanno preso il controllo della città di Tel Abyad, sul confine con la Turchia, e dei materiali risalenti al 2013 che descrivono la struttura militare locale dell’Is, scoperti dalle forze dell’Esercito siriano libero che combattono nella provincia di Aleppo.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian.

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