14 dicembre 2016 14:01

Come gli ultimi anni di guerra, anche la caduta di Aleppo nelle mani dei soldati governativi è lenta e sofferta. Il 13 dicembre sono stati denunciati almeno 82 casi di esecuzioni extragiudiziali di civili, tra cui donne e bambini, uccisi sul colpo nelle loro case dalle forze alleate al presidente Bashar al Assad. Oggi, 14 dicembre, le milizie sostenute dall’Iran stanno impedendo ai civili e ai combattenti ribelli di lasciare i quartieri assediati di Aleppo nonostante l’accordo di cessate il fuoco negoziato ieri dai servizi segreti turchi e dai militari russi.

La tregua prevede la sospensione dei combattimenti e il trasferimento fuori città con dei pullman di migliaia di persone, tra combattenti ribelli (parte dei quali appartiene a gruppi jihadisti), loro familiari e civili che avessero voluto accompagnarli. Tuttavia l’evacuazione dei quartieri sotto assedio non è ancora cominciata e stamattina sono ripresi violenti raid aerei e bombardamenti di artiglieria sull’ultima area controllata dai ribelli. Secondo la tv pubblica siriana, sono già morte sette persone. Un portavoce di Hezbollah ha dichiarato che i civili intenzionati ad abbandonare Aleppo sono almeno 15mila, tra cui quattromila combattenti. Si stima che da metà novembre in città siano morti più di 1.100 civili.

La testimonianza di Monther Etaky da Aleppo, l’8 dicembre


La battaglia per conquistare il principale centro economico e finanziario della Siria è cominciata nell’estate del 2012. Le forze ribelli avevano lanciato un’offensiva su Aleppo per stabilire in città un centro di potere alternativo alla capitale Damasco, saldamente nelle mani del governo di Bashar al Assad. Ma i ribelli sono riusciti a conquistarne solo metà, la parte orientale.

Dal luglio del 2016 il governo siriano, con il supporto delle milizie finanziate dall’Iran (che che comprendono anche combattenti sciiti iracheni e libanesi di Hezbollah) e dell’aviazione russa, ha lanciato un’operazione per riprendere il controllo di Aleppo. Nei bombardamenti sono stati colpiti ospedali, scuole, mercati, infrastrutture civili. Migliaia di civili assediati sono rimasti senza cibo. L’ultima fase, cominciata il 15 novembre, è consistita in un assalto via terra che ha progressivamente ridotto la porzione di città controllata dall’opposizione, cioè pochi isolati.

La testimonianza di Monther Etaky, il 9 dicembre


Intanto, mentre Teheran saluta la “liberazione” di Aleppo, continuano i colloqui tra i leader di Russia, Turchia e Iran per mantenere valido l’accordo raggiunto ieri sull’evacuazione della città. Ankara sta ancora spingendo per l’apertura di un corridoio umanitario. Una volta decretata la conquista definitiva di Aleppo – una svolta nel conflitto resa possibile solo dall’intervento della Russia a fianco del regime siriano – il presidente Bashar al Assad potrà vantare il controllo sulle cinque principali città del paese, che comprendono anche Homs, Hama, Damasco e Lattakia.

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