21 febbraio 2017 13:38

Ogni volta che esce una nuova console, il pubblico dell’elettronica di consumo va in fibrillazione, gli analisti economici studiano le previsioni finanziarie trimestrali, c’è una diffusione di immagini e caratteristiche tecniche che viene macinata e commentata da milioni di persone ovunque. La risoluzione, la potenza di calcolo, la piattaforma, la percentuale di innovazione e di futuro sono alcune delle categorie che si cercano solitamente in qualsiasi apparecchio che si affacci sul mercato. È un misto tra la retorica futuristica dei nerd, il marketing dei pr, la nevrosi sociale che impone di condividere cadaveri eccellenti e novità elettroniche su Facebook. Ma anche questa volta, ora che siamo a poche settimane dall’uscita di questa Switch, possiamo confermare che quando si tratta di Nintendo è tutto diverso.

Con il suo spirito da giocattolai orgogliosi, i progettisti di Nintendo hanno sempre mantenuto un’impostazione obliqua rispetto al mercato: da un lato fanno parte del flusso delle innovazioni e dei miglioramenti tecnici che riguarda gli altri, ma allo stesso tempo trovano una via alternativa per ottenere i risultati e applicare quelle tecnologie. I prodotti Nintendo perseguono da sempre una logica autorevole e personale. Capita che questa strategia non paghi, come nel caso dell’ultima console casalinga WiiU di cui il grande pubblico non si è accorto. Ultimamente l’azienda ha ammorbidito il proprio isolamento, tanto che Mario run ha portato l’idraulico con i baffi sui telefoni di tutti. Ma è vero che stare in una corsia individuale, separata dal resto, ha anche i suoi vantaggi. Pensiamo al 3d.

Negli ultimi anni una parte del pubblico è impazzito per il ritorno della tecnologia 3d. I produttori di apparecchi televisivi e gli editori hanno ricominciato a sperimentare formati, linguaggi e applicazioni pensate per la terza dimensione. Chi ha comprato una tv abbastanza all’avanguardia negli ultimi sei anni ha certamente in un cassetto del salotto due visori 3d che ha usato per qualche settimana per vedere dei documentari, e poi ha affidato alle cure esperte della polvere. Nintendo ha implementato la tecnologia 3d nella sua console portatile Ds, lanciando il 3Ds. Ha scelto la tecnologia 3d lenticolare cui nessuno aveva pensato, la stessa delle cartoline illustrate da spedire agli amici, quelle che cambiano se sposti la testa: una scelta semplice, economica, che non ha bisogno di occhiali e si può escludere se si preferisce fare senza. Oggi l’esperimento della visione in tre dimensioni è sfumato ovunque e vivacchia malamente al cinema. L’unico oggetto che contenga tecnologia 3d in tutta l’elettronica di consumo è il 3Ds.

Un passo indietro
La Switch è una console domestica portatile. È il ritorno della logica dei dock che alcuni decenni fa anche Apple sperimentò: un alloggiamento fisso dove inserire un apparecchio, che una volta sfilato può stare in una borsa o uno zaino per essere usato altrove. Switch ha l’estetica tipica di Nintendo di questi ultimi anni, è talmente sobria da sparire, concentrando l’interesse sulle funzioni e sull’uso quotidiano. Anche la precedente WiiU seguiva la stessa filosofia, ma è stata una delle console meno rilevanti degli ultimi tempi, per quanto offrisse alcuni giochi molto belli.

La Switch cercherà di tornare un altro passo indietro, alla gloria degli anni della Wii, quando molte persone che non frequentavano i videogiochi da tempo, se mai avevano giocato, si sono trovate a sciabolare telecomandi bianchi nel salotto di casa. Al momento però non si sa se un gioco per Switch avrà la forza di Wii Sports, il gioco che era in dotazione con la Wii e che molti hanno utilizzato esclusivamente per anni. Nella confezione della Switch, che funziona con delle cartucce, non ci saranno giochi a corredo.

Il joypad di Switch è composto da un corpo centrale cui sono applicate due fianchetti laterali (detti joy-con) che ospitano controller, levette, grilletti e tasti. Volendo, il controller ha l’aspetto di qualsiasi altro joypad, anche se in realtà è uno strumento composito e multifunzione. I due joy-con, sfilati dal corpo centrale, diventano dei mini joypad da usare nei giochi semplici da fare in compagnia. Ma se si estrae la Switch dal dock, infilandoli ai lati dello schermo si ottiene una console portatile integrata, con schermo centrale e controlli ai lati. Come sempre nel caso di Nintendo, il tutto sembra plasticoso finché lo si vede in fotografia, salvo ricredersi quando si tocca la console e ci si gioca. L’idea che le cose di Nintendo siano fatte bene è uno dei patrimoni più solidi e preziosi dell’azienda. C’è sempre stato in questi oggetti un senso di cura paradossalmente artigianale, mentre quasi tutti gli altri produttori esibiscono una forza che ha un sapore decisamente più industriale.

Piccole idee geniali
Per ovviare a questa sua natura unica e un po’ inafferrabile, Nintendo sta facendo provare la console agli utenti in luoghi dedicati nelle città del mondo. I giochi più interessanti che saranno presenti al lancio sono The legend of Zelda. Breath of the Wild, 1-2-Switch, Super Bomberman R, ma nel corso del 2017 arriveranno cose come Mario Kart 8 Deluxe, Super Mario Odyssey, Splatoon 2, più tutti i giochi degli altri editori. Tra i tanti provati, un gioco minuscolo mi ha stupito profondamente.

Visitatori provano il gioco Mario kart 8 deluxe sulla console Nintendo Switch durante l’anteprima al Grand palais di Parigi, il 13 gennaio 2017. (Chesnot/Getty Images)

È uno dei minigiochi di 1-2-Switch, il titolo che vorrebbe essere l’erede di Wii Sports, e consiste nel tenere in mano il joy-con e scuoterlo, cercando di capire quante palline siano contenute in una scatola che si muove sullo schermo, grazie ai sensori di movimento, insieme al controller. Un sistema di impulsi tattili simula la presenza di biglie dentro al controller, e i due giocatori ne devono indovinare il numero. L’esperienza di gioco è semplicemente perfetta, stupefacente, in perfetto stile Nintendo: un’idea piccola, facilissima da capire, realizzata in modo magistrale; un uso stupefacente della tecnologia nascosta in un affarino di plastica.

Se la Switch conterrà elementi come questo, facili e coinvolgenti, e riuscirà a integrarli con alcuni titoli più normali, se sarà capace di funzionare per un dopocena con gli amici e anche una partita in solitario, avrà un senso numericamente importante. Altrimenti rimarrà un prodotto forte in Giappone e amato da una nicchia nel resto del mondo. Va anche detto che, rispetto alla concorrenza, Nintendo è sempre stata capace di guadagnare da ogni console venduta, in ragione di un uso molto accorto della tecnologia. Gli altri hanno tendenzialmente spinto avanti il confine tecnico, guadagnando poco o nulla dalle console vendute per rifarsi con giochi e accessori.

Note dolenti
Per ora la politica dei prezzi annunciata da Nintendo mette la Switch in una posizione difficile: costando come la Ps4 e offrendo una cosa così diversa, certo, ma dal punto di vista tecnico inferiore, è difficile che il pubblico si convinca a sceglierti. Anche i giochi non sono economici come un tempo. Probabilmente alcuni dei prezzi annunciati verranno ritoccati al ribasso entro il prossimo Natale, ma è tutto da vedere.

C’è poi il tema dell’online, cioè la modalità di gioco che i giovani preferiscono nettamente, sul quale l’azienda è molto indietro. Questa diffidenza è sempre stata legata anche al target di Nintendo, che parte dai bambini molto piccoli, e che quindi impone una cautela assoluta sulle interazioni tra giocatori in rete. Forse per questo, o anche perché non hanno saputo costruire una piattaforma solida come quella della concorrenza, non esistono attualmente giochi Nintendo che prevedano la chat vocale durante la partita, con cuffie e microfono. Per i giochi a squadre come Splatoon, parlarsi è fondamentale, e nella nuova versione Switch del titolo si potrà fare usando una app esterna per smartphone: una soluzione macchinosa e un po’ anacronistica. Non si è capito se e quanto questo aspetto verrà migliorato nei prossimi mesi.

Il patrimonio estetico e semantico di Nintendo, ancorato ai fondamenti del linguaggio videoludico, ricorda la Leica per la fotografia o il Bbc world service per la radio

Chi non frequenta questo mondo si chiederà forse perché sia così importante quello che fa Nintendo. Ci sono ragioni commerciali e ragioni legate all’immaginario e alla forza di Mario per diverse generazioni. E poi c’è una questione filosofica di fondo che separa tendenzialmente Kyoto da tutti gli altri. Nintendo non è il luogo dell’ibridazione con altre forme narrative, del fotorealismo, dell’imitazione di contesti cinematografici o televisivi. Nintendo costruisce mondi svincolati dalla realtà, profondamente simbolici e zeppi di convenzioni estetiche e narrative tipiche del videogioco puro. Continua, quello di Mario e dei suoi sodali, a essere un mondo in cui i funghi camminano, in cui a fare gare di corsa sono personaggi assurdi che si tirano delle banane, in cui la guerra si fa con pistole caricate a vernice colorata. Questo patrimonio di estetica e semantica, che resta ancorato ai fondamenti del linguaggio videoludico, ricorda la Leica per la fotografia o il Bbc world service per la radio. Nella moltitudine di editori e studi che perseguono strade intrecciate con altri linguaggi, quello che fa Nintendo è prezioso perché è una scuola alternativa, popolare e autorevole, che ribadisce e ripensa continuamente i fondamenti di questa cultura. E lo fa sempre, anche quando sbaglia, con la consapevolezza e l’intelligenza di chi i videogiochi li ha più o meno inventati.

Nintendo Switch uscirà il 3 marzo e costerà 329 euro.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it