È molto grave che un ministro della repubblica – Giuseppe Valditara, titolare dell’istruzione – abbia liquidato come “impropria” e perfino “ridicola” la lettera di una preside che aveva invitato i propri studenti a riflettere sulla genesi del fascismo e sui pericoli dell’indifferenza di fronte alla violenza.

Ed è particolarmente inquietante che questo sia avvenuto pochi giorni dopo la violenta aggressione subita da un gruppo di studenti per mano di alcuni giovani di estrema destra, a Firenze. Le parole del ministro hanno assunto poi sembianze addirittura intimidatorie visto che per giorni il governo di fatto aveva taciuto di fronte a quel pestaggio, decidendo di prendere la parola solo per censurare le parole di quella preside, arrivando perfino a minacciare provvedimenti se, come ha affermato Valditara, “l’atteggiamento dovesse persistere”.

Eppure tutto ciò è successo davvero in questi ultimi giorni, a partire da sabato 18 febbraio quando nel capoluogo toscano, nei pressi del liceo classico Michelangiolo, un gruppo di studenti è stato aggredito da alcuni giovani, poi individuati dalla polizia come appartenenti a un gruppo riconducibile ad Azione studentesca, formazione politica giovanile vicina a Fratelli d’Italia. Quei ragazzi sono ora indagati per violenza privata aggravata e per lesioni.

Sarà la magistratura a stabilire come si sono svolti i fatti. Per ora parlano le immagini dell’aggressione e il fatto che gli inquirenti stiano procedendo per violenza privata e non per rissa, circostanza che, almeno in questa fase delle indagini, escluderebbe una responsabilità a carico degli aggrediti. Tuttavia, non è questo ciò che più colpisce in questa vicenda. Ciò che allarma maggiormente è piuttosto la reazione del ministro, e di tutta la destra, di fronte a certe manifestazioni di violenza. E, in generale, un atteggiamento delle forze di governo quanto meno poco istituzionale di fronte a un pessimo clima che va crescendo.

Una biografia radicale

Milanese, professore ordinario di diritto romano, Giuseppe Valditara proviene dalla Lega: è consigliere politico di Matteo Salvini e già negli anni novanta vantava un rapporto con Gianfranco Miglio, ideologo della Lega degli inizi. Nel suo curriculum c’è però una militanza in Alleanza nazionale, il partito erede del vecchio Movimento sociale italiano (Msi), poi nel Popolo della libertà, la formazione nella quale An e Forza Italia erano confluiti nel 2009, e infine in Futuro e Libertà, il partito fondato da Gianfranco Fini nel 2011. Da quando è ministro si è fatto notare per alcuni interventi che hanno suscitato molte perplessità. Nel novembre del 2022, per esempio, ha esaltato l’umiliazione come “un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità” dei giovani, dando la sensazione di una certa inadeguatezza rispetto al ruolo che occupa.

La stessa sensazione arriva osservando una parte non piccola della classe dirigente eletta alla guida del paese, per esempio i comportamenti spesso inopportuni dell’attuale presidente del senato Ignazio La Russa. Ma l’impreparazione spiega fino a un certo punto prese di posizione come quelle di Valditara, che trovano soprattutto altrove la propria spiegazione: nell’ideologia, prima di tutto, e in un atteggiamento verso la politica – ma si potrebbe definirlo perfino esistenziale – che è un impasto di vittimismo, toni rancorosi, recriminazioni, necessità bruciante di riscatto. Il risultato è un’azione politica che non riesce a fare a meno dello scontro permanente contro tutto e tutti, nei toni e negli atteggiamenti, spesso in modo unilaterale. È un tratto piuttosto comune agli esponenti della destra radicale cresciuti intorno agli anni ottanta del novecento e che ancora oggi sembrano culturalmente prigionieri di quell’epoca, incapaci di intrecciare con la realtà una relazione che tenga conto dei decenni trascorsi e di un mondo che nel frattempo è cambiato.

Giorgia Meloni ne è forse l’esempio più cristallino. Lo si capisce dalle parole che lei stessa spesso pronuncia. Certo, non da quelle sull’aggressione avvenuta nei giorni scorsi a Firenze, poiché su questo è rimasta significativamente silenziosa, almeno finora. Ci sono però infiniti discorsi nei quali questo tratto è emerso con chiarezza. Si ricorderà, tra i tanti, il comizio che Meloni tenne nella scorsa primavera intervenendo a un’iniziativa del partito spagnolo di estrema destra Vox. In quella occasione si scagliò tra l’altro contro le “lobby lgbt” e l’immigrazione di massa. “Ho sbagliato i toni”, dovette ammettere qualche tempo dopo.

Contro la violenza

Ma lo stesso atteggiamento emerge anche dalla comunicazione che passa per i social network. Anche in questa sede viene costantemente proposta una prospettiva fortemente improntata alla stessa necessità di scontro permanente. Si tratta di una scelta comunicativa davvero pericolosa, considerato che da tempo nel paese la tensione sta crescendo. Proprio mentre il ministro Valditara interveniva contro la lettera della preside sull’antifascismo e l’indifferenza, per esempio, un gruppo di giovani di estrema destra bruciava una copia di quella lettera di fronte al liceo Da Vinci, la scuola diretta da quella stessa dirigente, diffondendo poi le immagini via Twitter.

Ecco, questo clima andrebbe disinnescato. Magari con comportamenti positivi. Ne ha parlato anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella il 24 febbraio consegnando al Quirinale gli attestati d’onore di “alfiere della repubblica” a giovani che rappresentano modelli positivi di cittadinanza. Mattarella, dopo aver accennato alla violenza avvenuta nei giorni scorsi “addirittura davanti a una scuola contro ragazzi”, ha affermato che “vi sono episodi di violenza contro i quali però la vera diga è fatta naturalmente dagli interventi delle pubbliche autorità, ma è fatta in maniera prevalente soprattutto dai comportamenti positivi che nella società si realizzano, vengono fuori, si manifestano, come quelli che voi avete messo in campo”.

La violenza insomma è da condannare sempre, e i valori proclamati dalla costituzione non andrebbero censurati ma affermati in ogni occasione. E invece si preferisce continuare a usare toni aggressivi. È per questo che oltre che inadeguata questa destra sta cominciando a dimostrarsi anche pericolosa.

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