03 ottobre 2017 18:38

“Le notizie online sono come questi sottili spaghettini” spiega Iris Chyi alla platea del Festival di Internazionale, mostrando la foto di una porzione di ramen. Parla di alcuni risultati della ricerca che ha condotto per molti anni sui quotidiani locali statunitensi e che ha riportato nel libro Trial and error: U.S. newspapers’ digital struggles toward inferiority. Lo studio, che mette a confronto carta stampata e notizie online, evidenzia che sarebbe un errore abbandonare del tutto il cartaceo.

L’informazione online è il junk food: la gente sa che non è salutare, ma qualche volta ne ha voglia. La carta stampata invece è come lo storico ristorante della tua città: sai che lì troverai cibo di qualità. Se il ristorante si mettesse a cucinare junk food lo farebbe probabilmente male e per di più confonderebbe i clienti. Chyi sceglie un calzante paragone per spiegare che il giornalismo su carta deve tornare ad essere sé stesso. La docente evidenzia diversi punti a sfavore della comunicazione online: la lettura è più difficoltosa e superficiale e ciò che si legge viene scordato più facilmente; essendo gratis, gli utenti percepiscono la notizia online come informazione di qualità inferiore. “Non bisogna pensare che qualsiasi cosa si faccia con la tecnologia ci farà bene”, continua Chyi, che mostrando i dati raccolti a partire dalla nascita dell’informazione online evidenzia che non ci sono motivi oggettivi per abbandonare la carta stampata. Con la recessione gli introiti dei giornali si sono ridotti, ma da parte sua il digitale non ha mai mostrato segni di crescita. I maggiori ricavi derivano da abbonamenti e pubblicità sulla carta.

Negli ultimi vent’anni nessun giornale è mai riuscito ad abbandonare del tutto la stampa per passare esclusivamente alla versione online, ma si tratta di evidenze non sufficienti per coloro i quali producono informazione. “C’è una certa riluttanza a dire che l’esperimento è fallito”. Chyi racconta quando si è vista censurare un intervento che doveva tenere per la NNA, la più grande associazione di giornalisti in America, perché andava contro ciò che i membri credevano - che il futuro fosse digitale.

“Se i giornali continuano a fare di tutto per abbandonare la carta stampata soccomberanno solo per seguire un sogno idealistico perché è di moda” prosegue Chyi, “ La tecnologia è diventata una religione soprattutto negli Stati Uniti”. Chyi è convinta del ruolo attivo che i lettori possono avere in questo processo: riconoscere i contenuti di qualità e cercare di preservarli. L’aspetto più difficile forse è convincere chi per i giornali lavora. Come De Mauro osserva: “Non esiste altro settore al mondo che ha sottolineato così tanto la propria difficoltà e la sua imminente estinzione. Ce ne siamo convinti noi dei giornali ed abbiamo cercato di convincere i lettori”.

Silvia Pavanetto, studentessa del Master di Giornalismo e Comunicazione scientifica dell’Università di Ferrara, volontaria all’ufficio stampa del festival

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