05 ottobre 2017 15:02

“Per un sudcoreano, riuscire a condurre una vita armoniosa è una sfida difficile”. Così ha esordito Chang Kyung-Sup, professore di sociologia all’Università nazionale di Seoul durante l’incontro “Ombre coreane” al Festival di Internazionale a Ferrara. “I coreani devono fare i conti con una realtà che per la sua storia si presenta molto eterogenea e complessa”. Con la co-partecipazione della giornalista del Washington Post Anna Fifield e dello scrittore Kim Young-ha, al Teatro Nuovo si sono ripercorse le tappe – con sguardo critico ‒ della storia sudcoreana, a partire dalla recente conquista della democrazia, quest’anno al suo trentesimo anniversario.

È proprio la lunga lotta per la democrazia a motivare il forte senso di consapevolezza storica e nazionale che oggi appartiene al popolo sudcoreano. In opposizione, la fulminea crescita economica vissuta a partire dagli anni settanta ha generato tutta una serie di “logiche contraddizioni “: “La classe dirigente degli anni passati ha creduto che la crescita economica non potesse andare di pari passo con un processo di democratizzazione” ha spiegato il sociologo coreano. ”Così le forme democratiche sono state imitate, copiate dall’occidente, con un approccio antitetico rispetto a quello adottato in ambito economico”. Chang Kyung-Sup ha poi illustrato le incoerenze della realtà socio-culturale del suo Paese, diviso tra liberismo e statalismo, spirito cosmopolita e patriottico, tradizionalismo e individualismo.

Lo scrittore Kim Young-ha ha invece dedicato le sue parole alla gioventù coreana, inconsapevolmente disorientata dalla fine del boom economico: “Le nuove generazioni hanno perso la bussola, non sanno dove andare” ha sentenziato. “Il rapidissimo sviluppo vissuto negli anni passati ha finito per creare insoddisfazione e sfiducia rispetto al futuro, e ha generato una pressione a cui i giovani si sentono costantemente sottoposti”. Sono anche queste le ripercussioni di uno “sviluppo compresso”, che oggi porta con sé uno dei più bassi tassi di natalità e dei più alti tassi di suicidio di tutto il mondo industrializzato.

Il dibattito ha dato spazio anche all’attualità politica della nazione sudcoreana. La giornalista Anna Fifield ha voluto riportare le recenti vicende della ex-Presidente Park Geun-hye, destituita dopo lo scandalo legato al coinvolgimento della consigliera Choi Son-sil. L’impeachment è arrivato grazie alle proteste pacifiche che per diciassette settimane hanno portato i cittadini nelle strade. “I coreani si sono sentiti ingannati dall’ennesimo episodio di corruzione, e hanno portato in piazza il proprio scontento” ha spiegato la giornalista. A parere unanime degli ospiti, l’episodio apre la strada a una nuova fase di democratizzazione.

Le difficoltà che il nuovo presidente Moon Jae-in si trova a fronteggiare sono diverse, dalla disoccupazione, al precariato, ai rapporti con la Corea del Nord. “Il nostro è un popolo abituato all’instabilità” ha concluso Chang Kyung-Sup. “Le difficoltà sono destinate a durare a lungo, ma i coreani sapranno uscirne, come hanno sempre fatto”.

Matteo Gullì, studente del Master di Giornalismo e Comunicazione scientifica dell’Università di Ferrara, volontario all’ufficio stampa del festival

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