Con Thor. Love and thunder il dio del tuono ha ritrovato la forma fisica e si torna a una formula classica del Marvel cinematic universe (Mcu), una grande avventura da solista, avvincente, emozionante e divertente. Il quarto film di Thor abbandona rapidamente l’universo condiviso degli Avengers e attinge ai primi tre film da solista del figlio di Odino, ora riunito alla ex sua fidanzata in un’avventura interstellare che farà felici tutti, appassionati e no. In breve: di gran lunga il miglior film di Thor e uno dei migliori Marvel dai tempi di Endgame. Stanco di viaggiare nello spazio con i Guardiani della galassia, Thor (Chris Hemsworth) torna a New Asgard dove si unisce alla lotta contro il cupo e potente Gorr, il macellatore degli dei (Christian Bale). Nella caccia a Gorr, il nostro eroe ritrova la sua amata Jane Foster (Natalie Portman) che ora può brandire il leggendario martello, facendo suoi i poteri del Mitico Thor, e che nasconde un segreto mortale. Con Ragnarock, Taika Waititi aveva dimostrato di essere perfettamente in grado di fare un divertentissimo film su Thor. Con Love and thunder è all’altezza anche di una storia che esplora, emozionando, le sfide che pongono l’amore e la perdita. Chris Hemsworth ormai è un veterano e naviga con sicurezza in un campo minato di ritmi comici e momenti toccanti. Nonostante ciò, Natalie Portman, qui e là è capace di rubargli la scena. Christian Bale compie il passaggio inedito da eroe Dc comic a cattivo Marvel, dando vita a uno dei cattivi più complessi dell’Mcu, tanto che forse avrebbe meritato un po’ di minuti in più sullo schermo.
Ben Kendrick, Screen Rant
Stati Uniti / Australia 2022, 125’. In sala
Regno Unito / Australia / Serbia 2022, 108’. In sala
Non sarai sola, l’affascinante e originale opera prima di Goran Stolevski, si muove in modo ipnotico tra sogno e incubo, horror e fiaba, e una volta che il suo incantesimo vi avrà colpito non vorrete più liberarvene. Ambientato in un villaggio tra le montagne macedoni nell’ottocento e attingendo al folclore locale, il convincente copione di Stolevski racconta la storia di Nevena (Sara Klimoska), un’adolescente che è cresciuta in una caverna in cui la madre l’ha rinchiusa per proteggerla da una strega che si nutre del sangue dei neonati. Al compimento del suo sedicesimo anno di età, Nevena è rapita dalla strega e per lei comincia uno stupefacente viaggio fra trasformazione, morte e scoperta. Lungo la strada, questo film estraniante e profondamente umano si trasforma a sua volta in un’ammaliante riflessione sull’identità e sul genere, sottolineando la posizione precaria delle donne in una società governata dagli uomini. Entro i confini mistici del film, tenerezza e brutalità camminano fianco a fianco e una mano protesa in segno di amicizia può nascondere le grinfie di una strega.
Jeannette Catsoulis, The New York Times
Svezia / Paesi Bassi 2021, 108’. Mubi
Linnea (Sofia Kappel) è al telefono con sua madre. La sua vita va in pezzi. Il suo lavoro è diventato insopportabile. Vuole andarsene da Los Angeles e tornare in Svezia. Certo, ma poi la madre le ricorda: “Ci saranno sempre persone che vogliono farti crollare, soprattutto se sei una giovane donna”. È un saggio consiglio, ma forse la madre non avrebbe parlato così sapendo che la figlia di 19 anni non è negli Stati Uniti per un lavoro qualsiasi. Linnea è un’attrice di film porno. La storia raccontata da Ninja Thyberg nella sua opera prima è esemplare: Linnea sbarca a Los Angeles carica di aspirazioni, convinta di poter trovare un equilibrio tra “piacere” e “lavoro”. Ma cosa è disposta a sacrificare per avere successo? Si potrebbe liquidare Pleasure come l’ennesima parabola su un’anima persa che cade nella tana del coniglio. Ma Thyberg non vuole partire all’attacco dei pregiudizi sull’industria a luci rosse e ci invita a guardare al mondo del porno per quello che è. Assumendo il punto di vista di Linnea, anche nelle scene più insopportabili, Pleasure mostra le manipolazioni che possono facilmente trasformare il consenso in costrizione. Il film potrebbe non farvi cambiare idea sull’industria del porno, ma magari vi convincerà a iscrivervi a un sindacato.
Clarisse Loughrey, Independent
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