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In Argentina comincia l’era del presidente con la motosega

Buenos Aires, 10 dicembre 2023. Il neopresidente Javier Milei alla Casa Rosada dopo il giuramento. (Agustin Marcarian, Reuters/Contrasto)

La lista dei partecipanti alla cerimonia del giuramento di un presidente controverso è sempre ricca di indicatori. Javier Milei, nuovo presidente dell’Argentina, uomo dalle idee libertariane il cui programma si riduce a una motosega, non sfugge certo a questa regola.

Nessuno si stupirà scoprendo che il primo ministro ungherese Viktor Orbán, capo di una democrazia “illiberale”, abbia voluto essere presente. Lo stesso vale per l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, simile a Milei per molti aspetti. Assente era invece Lula, successore di Bolsonaro che non ha perdonato al collega argentino di averlo definito “un comunista”, non certo per fargli un complimento. Tra i partecipanti c’era anche il leader del partito di estrema destra spagnolo Vox.

Più sorprendente è stata la presenza a Buenos Aires di Volodymir Zelenskyj, che si è lasciato alle spalle una guerra in corso per fare un viaggio assolutamente protocollare. Questo la dice lunga sull’isolamento del presidente ucraino, che non ha voluto perdere un’occasione per perorare la sua causa contro la Russia in un momento delicato.

Milei travolge l’Argentina
Si definisce ultraliberista e anarco-capitalista. Vuole dollarizzare l’economia, è a favore della vendita di organi e nega i crimini della dittatura militare. Dal 10 dicembre governerà il paese

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina Zelenskyj è costantemente alla ricerca di appoggio. Ricorderete sicuramente le sue innumerevoli videoconferenze nei parlamenti di tutto il mondo e addirittura anche al festival di Cannes. Una cerimonia di giuramento è un evento mondano, ma anche un appuntamento politico.

Zelenskyj ha incrociato Orbán alla vigilia di un’importante decisione europea sugli aiuti all’Ucraina, che il presidente ungherese minaccia di bloccare con un veto. L’11 dicembre alcuni personaggi vicini a Orbán dovrebbero sbarcare a Washington per una serie di incontri discreti con il Partito repubblicano, il cui tema sarà proprio l’aiuto all’Ucraina. Gli amici europei di Vladimir Putin cercano di ottenere uno stop agli aiuti americani all’Ucraina, dunque Zelenskyj ha tutto l’interesse a far sentire la propria voce anche in un’occasione improbabile come quella del giuramento di Milei.

Evidentemente Javier Milei, nonostante la sua eccentricità, suscita un certo interesse. Lo dimostra il fatto che la Francia, inizialmente incline a farsi rappresentate solo dal suo ambasciatore, alla fine ha deciso di inviare il ministro Stanislas Guerini.

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Se l’estrema destra sente un’affinità profonda con Milei, a intrigare molti è il suo libertarismo, una filosofia politica nata negli Stati Uniti per difendere la libertà individuale dall’ingerenza dello stato. Tra i progetti del nuovo presidente argentino ci sono la soppressione della Banca centrale, la dollarizzazione dell’economia, la deregolamentazione selvaggia e il taglio radicale delle spese dello stato.

Milei avrà i mezzi per portare avanti il suo programma? In parlamento non ha la maggioranza e dunque dovrà scendere a compromessi. Una prima prova di questo è arrivata dalla nomina di un ministro dell’economia decisamente più ortodosso di lui, chiaramente per rassicurare i mercati.

Gli argentini, che gli hanno accordato il 56 per cento dei voti, sperano che Milei possa tirare fuori il paese dal fallimento. Il presidente promette di restituire all’Argentina il lustro di un tempo, che glorifica affermando (con abbondante esagerazione) che all’inizio del ventesimo secolo era il paese più ricco del mondo.

Javier Milei ha fatto di una motosega il simbolo della sua campagna, ma ora dovrà affrontare la prova della realtà. I suoi amici di estrema destra e i suoi detrattori sono ansiosi di sapere come si comporterà. La sua presidenza sarà un banco di prova per l’ideologia libertariana, che raramente è arrivata fino al potere.

Traduzione di Andrea Sparacino

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