30 agosto 2016 09:54

Sulla costa occidentale dell’Africa centrale c’è un piccolo paese con meno di due milioni di abitanti che però figura al secondo posto nella lista degli stati più ricchi del continente. Pieno zeppo di petrolio, il Gabon è uno stato per nulla egualitario ma globalmente prospero che si ritrova a ballare su un vulcano attivo.

Tre giorni dopo le presidenziali del 27 agosto e a poche ore (in teoria) dalla proclamazione dei risultati, due candidati si proclamano vincitori fin dal 29 agosto. Uno è il presidente uscente Ali Bongo, al comando dal 2009 dopo la morte di suo padre, Omar Bongo, in carica per 42 anni. Ali Bongo è l’erede di una dinastia al potere da quasi mezzo secolo, e questo rende automaticamente il candidato unico dell’opposizione, Jean Ping, l’uomo del cambiamento e della democrazia.

La speranza di un’alternativa

Di madre gabonese e padre cinese (da cui ha preso il cognome) Ping incarna la speranza di un’alternanza di cui il paese ha chiaramente bisogno, ma non è certo estraneo alla dinastia che vorrebbe rimpiazzare, perché dopo essere stato capo di gabinetto di Omar Bongo è stato il compagno della figlia, da cui ha avuto due figli. A ben vedere queste elezioni presidenziali sono una questione familiare, ma si tratta di una famiglia spaccata dalla rivalità personale tra il figlio dell’ex presidente e quello che è stato il suo braccio destro, tra l’erede diventato capo di stato e il figliol prodigo bardato di diplomi ed ex funzionario internazionale di grandi conoscenze.

Questi due uomini non potrebbero essere più diversi, e paradossalmente il candidato del cambiamento ha 72 anni mentre quello della continuità ne ha quindici di meno. Uno incarna la speranza di un apparato che non vorrebbe perdere i vantaggi del potere, l’altro è sostenuto dalle classi meno abbienti e dai quartieri più poveri. È uno scontro inquietante, che potrebbe mettersi molto male per il Gabon.

Per la Francia la situazione è più che imbarazzante, perché il Gabon è un grande alleato africano di Parigi

A meno che non scelga di aspettare l’evolversi della situazione, la commissione elettorale proclamerà i risultati, ma a prescindere dall’esito il perdente lo contesterà perché sia Ali Bongo sia Jean Ping hanno parlato il 29 agosto di dati che dimostrerebbero la loro vittoria. Se dovessimo indicare un vincitore in questo momento scommetteremmo più su Jean Ping, perché il desiderio del cambiamento è palpabile in un paese che soffre per il calo del prezzo del petrolio, ma si tratta solo di un’ipotesi e in ogni caso il risultato sarà probabilmente rinnegato, dalla piazza in un caso e dall’apparato del potere nell’altro.

Per la Francia la situazione è più che imbarazzante. Con il Ciad, il Gabon è il grande alleato africano di Parigi. La Francia è molto presente nel paese e ha un peso determinante nella sua politica, per questo non può sottrarsi alle sue responsabilità né cercare di imporre un presidente che sarebbe comunque inviso a gran parte del paese. A più di cinquant’anni dall’indipendenza, la Francia ha ancora un ruolo particolare nei suoi ex possedimenti in Africa. È una risorsa importante, ma anche un rompicapo apparentemente insolubile.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

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