03 ottobre 2015 14:00

Jared Diamond, noto a livello internazionale per il saggio Armi, acciao e malattie che vinse il premio Pulitzer per la saggistica nel 1997, ha raccontato aneddoti e snodi concettuali della sua opera in un fluente italiano al Teatro Nuovo di Ferrara. Con il sostegno dell’università Luiss Guido Carli di Roma, dove Diamond tiene per il secondo anno consecutivo un corso sulle crisi globali, nazionali e personali da cui uscirà un libro per Einaudi nel 2019, la conversazione ha toccato il problema delle risorse, delle migrazioni e della tecnologia.

«Ci saranno sempre più emigranti finché le opportunità nel mondo non saranno uguali», afferma Diamond, ma c’è un fattore di grande novità imposto dalla globalizzazione rispetto alle migrazioni del passato: «abbiamo la possibilità tecnica di sapere cosa ci perdiamo e di muoverci rapidamente». Sul futuro Diamond non ha dubbi: «Nel giro di trenta o quarant’anni il futuro del mondo sarà chiaro: nel 2050 capiremo se siamo stati capaci di costruire un mondo pacifico, se avremo saputo conservare le risorse, se avremo risolto le disuguaglianze».

Incalzato da Marino Sinibaldi di RadioRai3, l’ornitologo, fisiologo e geografo americano non nasconde il suo ottimismo: «Il futuro appartiene all’Europa e agli Stati Uniti, non alla Cina perché ha grandi svantaggi: non è un paese democratico». Sulla tecnologia, invece, che pure avanza rapidamente come non mai, uguagliando in tempi ristretti cambiamenti radicali che avvennero con l’invenzione dell’agricoltura e la scrittura nel giro di centinaia di anni, Diamond non si sente al passo e non ne serba preoccupazione: «Io sono più felice senza tecnologia» e, aggiunge, «con una sana dose di paranoia costruttiva imparata in Nuova Guinea» che consiste nell’attenzione a svolgere azioni quotidiane fonti di incidenti gravi o mortali.

Una domanda del pubblico fa fuoco sulla contrapposizione tra fattori geografici e fattori istituzionali per spiegare la storia umana, chiedendo a Diamond se si riconosce dalla parte dei primi. La risposta, che si ripete ogni qual volta si evocavano dicotomie, è: «ambedue. La geografia non spiega tutto», una posizione che rispecchia anche l’indice del suo ultimo lavoro Da te solo a tutto il mondo edito solo in italiano da Feltrinelli. Diamond, che ha 78 anni dichiara di amare il suo lavoro e di non avere nessuna intenzione di andare in pensione, proseguirà la sua ricerca continuando a usare i suoi amati studenti «come cavie – afferma – infatti, io insegno ai miei studenti, ma i miei studenti insegnano a me».

(Sara Campanella)

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