07 ottobre 2015 16:08

Al cinema Apollo Francesca Caferri di La Repubblica ha introdotto un “altro” mondo arabo, diverso dalle bombe. É quello dei disegni di Hani Abbas, vignettista siriano, Khalid Albaih, disegnatore sudanese, e Nadia Khiari, fumettista tunisina.

Tre artisti con storie e stili molto diversi che hanno in comune l’immediatezza e il coraggio. “Vogliono arrivare a tutte le persone e denunciare le atrocità e le ingiustizie che affliggono molti paesi del mondo arabo” – introduce Francesca Cafferi – e spesso sono costretti a lasciare la propria casa e a rischiare la vita.

I disegni di Hani Abbas sono un perenne omaggio a Akram Raslan, il vignettista rapito e ucciso nelle carceri siriane per aver denunciato la dittatura di Bashir al-Assad. Con commozione Hani descrive la vignetta dedicata al collega siriano. Un disegno che ha fatto vincere ad Hani Abbas il Press Cartoonist Award da parte della fondazione svizzera “Cartooning for peace”. “I regimi hanno più paura di un vignettista che di un intero esercito” – dice Hani – “perché riesce a far arrivare un’idea a tutte le persone e loro hanno paura della mente libera”. Hani non usa le parole nelle sue vignette, vuole che “il disegno permetta a tutti di sentirsi come esseri umani” senza differenze di religione, sesso, lingua.

Khalid Albaih, figlio di un dissidente sudanese, racconta la sua esperienza di denuncia su Internet, unico luogo in cui la sua battaglia verso la libertà può aver luogo senza essere soffocata. “Vorrei che questo cambiamento avvenga nella mente di tutti e che finalmente l’odio e la paura non siano più i nostri alleati”. Khalid, che illustra i suoi disegni sulla rete senza copyright, ha deciso di disegnare figure in stencil in modo che tutti possano riprodurli sui muri della propria città e portare un messaggio di libertà. “I social, da Facebook a Istagram, si stanno evolvendo verso la scomparsa della parola”, osserva Khalid. “Per questa ragione”, spiega, “è ancora più importante arrivare a tutti con le immagini che possano aprire le menti”.

Nadia Khiari, insegnante e disegnatrice, si è trovata chiusa in casa il 13 gennaio 2011, quando i sostenitori di Ben Alì, nel corso del suo ultimo discorso, festeggiavano in piazza la promessa della rimozione della censura. Una messa in scena ironica e amara come il suo gatto – Willis, il gatto di Tunisi – che nasce proprio da un post che Nadia pubblicò in quei giorni su Facebook, diventando virale. “Conosco persone che sono morte per la libertà di espressione. Esercitare questa libertà è il minimo che possiamo fare”, spiega Nadia.

Quando la morte tocca Aylan, il bimbo siriano ritrovato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, Khalid e Hani mostrano i loro disegni, continuando a credere che “una cura che salvi l’umanità” e “i bambini che annegano non solo nel mare, ma anche nel sangue” possa esistere.

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