Uno degli incontri più partecipati di Internazionale è stato quello con Mona Chalabi e Mae Ryan, autrici del documentario Lettere dalla vagina, che hanno dialogato con la scrittrice e autrice di fumetti svedese Liv Stromquist, in un appuntamento moderato dal giornalista di Rai Radio3 Pietro del Soldà. Tramite supporti e mezzi diversi, le tre ospiti hanno affrontato tutti i tabù legati alla sessualità, all’anatomia, all’esperienza dell’essere donna. Mae Ryan e Mona Chalabi, per il loro documentario, hanno girato per New York trasportando letteralmente una vulva gigante, misurando la conoscenza dei passanti. La scarsa conoscenza delle parti anatomiche femminili non è certo una sorpresa: “Due terzi delle donne britanniche non riescono a individuare la clitoride, quando vedono una rappresentazione della vulva – ha cominciato Mona Chalabi – e anche in questa occasione non avevano idea di cosa fosse, anche perché il linguaggio che usiamo quotidianamente è basato sull’apparato riproduttivo, tutto il resto non è contemplato”. Non c’è da meravigliarsi, se si pensa che molto di quanto sappiamo del nostro corpo è stato stabilito dagli uomini, ha considerato l’autrice. “Sicuramente la cultura incide sulla conoscenza – ha continuato Mae Ryan – molte delle persone intervistate sono cresciute in America, dove la cultura dominante è occidentale, e avevano un livello affine di conoscenza”. Quasi tutte, però, comprese le più istruite e studiose, avrebbero riconosciuto meglio un modello di organo maschile rispetto a quello femminile. Anche la disegnatrice Liv Stromquist è consapevole della necessità di diffondere conoscenza al riguardo, e ha incentrato il suo fumetto su una nuova idea di femminismo, ancora assolutamente necessaria: “Ci sono stati migliaia di anni di dominio maschile, e queste strutture sono pesanti, difficili da cambiare profondamente” – ha dichiarato. Proprio da questa coscienza si è fatta strada la volontà di parlare di argomenti scomodi, e affrontarli con i suoi disegni ne Il frutto della conoscenza. Liv Stromquist ha anche stilato una divertente classifica dei “cattivi” della storia: personaggi il cui operato è stato particolarmente dannoso per il genere femminile. Tra questi, anche alcuni insospettabili, come il signor Kelloggs, che – oltre a inventare i celeberrimi cereali per la colazione – pubblicò a suo tempo un libro contro la masturbazione femminile. I rimedi? Kelloggs proponeva di spargere acido sul clitoride delle donne che si masturbavano, ma si parla anche di clitoridectomia, da apportare per qualsiasi tipo di “problema”: depressione, disturbi psichiatrici, mal di schiena, volontà di divorziare. Si prosegue la carrellata verso il podio con Sant’Agostino, che insieme agli altri padri della chiesa cristiana tagliò fuori dalla religione cristiana tutta la sessualità femminile, con ovvie conseguenze sul rafforzamento del patriarcato. Anche la “banda dei processi alle streghe”, come l’ha definita l’autrice, trova posto nella lista: per definire l’accusa di stregoneria, uno dei metodi più utilizzati era infatti esaminare la vulva e cercare elementi “strani”. Georges Cuvier, paleontologo attivo a metà ‘800, è compreso nell’elenco per più d’una ragione: la sua aggravante è aver intrecciato il concetto di sottomissione di genere a quello di sottomissione razziale. Altro argomento tabù: le mestruazioni. “C’è ancora vergogna associata al sangue mestruale – hanno considerato Mae Ryan e Mona Chalabi – Se fossero gli uomini ad avere le mestruazioni, probabilmente ne sapremmo e ne parleremmo di più”. Senza contare, come hanno ricordato le autrici del documentario, che le informazioni che riceviamo quotidianamente si limitano al “she’s in her blood”, detto dal presidente americano riferendosi alla sua avversaria, durante la campagna elettorale.
Irene Lodi, collaboratrice volontaria dell’ufficio stampa di Internazionale a Ferrara