Quanto nelle scuole in Italia gli insegnanti possono e devono essere “maestri di democrazia”? Quale delicato ed impegnativo compito è loro affidato nei confronti delle generazioni future? E quanto sono essi portatori dell’eredità di Tullio De Mauro, insigne linguista, ex ministro all’Istruzione, uno dei più noti intellettuali italiani?
A queste domande hanno provato a rispondere quattro Silvana Loiero, dirigente scolastica, Franco Lorenzoni, maestro, Maria Antonietta Marchese, insegnante di scuola primaria, e Marco Rossi Doria, anch’egli docente ed esperto di politiche educative e sociali, intervistati da Marino Sinibaldi, voce di Rai Radio3.
“Il Festival di Ferrara è l’occasione adatta per presentare e discutere nuove forme e modelli di comunicazione del mondo, proprio ciò che Tullio De Mauro proponeva nella scuola per mettere in contatto realtà diverse e per aprire nuove strade”, ha esordito Sinibaldi.
Silvana Loiero ha ricordato che la scuola deve fornire a tutti gli studenti gli strumenti per comunicare nei diversi contesti della vita: “Col crescere della complessità delle competenze scolastiche l’insegnante deve saper costruire un buono spazio linguistico, che coniughi le diversità crescenti degli alunni con la creazione di un clima di lavoro collaborativo e disteso”.
Franco Lorenzoni è fondatore della Casa-laboratorio Cenci, dove sperimenta dal 1980 nuove forme educative legate ai temi dell’ecologia e dell’interculturalità: “Tullio De Mauro aveva compreso l’importanza di farsi capire e nel contempo la necessità di non semplificare le cose complesse: la “parola” che si fa capire e che sa ascoltare, ed in questo lo possiamo accumunare al Don Milani di Lettera ad una professoressa”.
“Su proposta di De Mauro nel 1975 abbiamo approvato le “10 tesi per una educazione linguistica democratica” ha dichiarato Maria Antonietta Marchese segretaria nazionale del GISCEL (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica), tesi ancora del tutto valide oggi. Ha portato ai presenti la sua testimonianza di un bambino arrivato dallo Sri Lanka, diagnosticato inizialmente come autistico, e che alla fine dell’anno scolastico è giunto a possedere un patrimonio di circa 300 parole italiane, grazie al lavoro svolto ed all’aiuto dei compagni.
“Tenere in conto la pluralità e complessità delle capacità linguistiche di ciascuno studente è una delle strade da percorrere per ottenere l’inclusione e l’inserimento in Italia e nelle società europee di coloro che arrivano sui nostri territori in cerca di un rifugio e di una vita migliore, oggi che il 12% degli studenti della scuola italiana - 800.000 circa - sono stranieri” ha continuato Marco Rossi Doria ricordando le numerose collaborazione con Tullio De Mauro. “Questo è già accaduto nei decenni passati per gli italiani che si trasferivano dal Sud al Nord dell’Italia, ma pare che lo si stia dimenticando”.
Purtroppo stiamo assistendo ad un impoverimento delle capacità lessicali mentre è indispensabile padroneggiare sia il lessico per le necessità del quotidiano sia quello specifico delle varie discipline.
Occorre quindi riportare l’attenzione sul dizionario di base della lingua italiana al quale De Mauro ha tanto lavorato. È attraverso il lessico che non si è più sudditi passivi ma si diventa cittadini.
Lorenzoni ha infine promosso un appello di Insegnanti per la cittadinanza per martedì 3 ottobre, in cui si terranno iniziative in favore dello ius soli e dello ius culturae, ed uno sciopero della fame simbolico a cui hanno già aderito migliaia di insegnanti.
Marina Sardi, studentessa del Master di Giornalismo e Comunicazione scientifica dell’Università di Ferrara, volontaria all’ufficio stampa del festival