01 ottobre 2017 11:52

Un titolo volontariamente fuorviante, per dare risalto alle contraddizioni dei nostri tempi rispetto al tema dell’identità di genere. “L’arte di essere normale” è il romanzo Young Adult di Lisa Williamson, presentato all’incontro “Bullismo e transfobia” svoltosi durante l’undicesima edizione del Festival di Internazionale a Ferrara. L’autrice ha risposto alle domande degli studenti del Liceo Classico Ludovico Ariosto, portando alla luce i retroscena delle realtà rappresentate nel suo libro. E come nel romanzo, l’attenzione si è concentrata sul tema dell’identità sessuale nei più giovani.

L’idea della storia nasce nel 2012, nel periodo in cui Lisa Williamson è amministratrice del Gender Identity Development Service (GIDS), clinica inglese specializzata nel supporto ai giovani con difficoltà nell’identità di genere. “Durante la mia attività al GIDS ho ascoltato e accumulato moltissime storie e testimonianze” ha spiegato l’autrice. “Pur non avendo mai avuto incertezze sulla mia identità sessuale, ho empatizzato con queste esperienze a tal punto da decidere di trarne l’ispirazione per un romanzo”. L’intenzione è stata da subito quella di creare una più diffusa consapevolezza sull’argomento, partendo anzitutto dagli scaffali delle librerie.

Al centro delle vicende è il quattordicenne David, alle prese con una pubertà da cui è terrorizzato. La scrittrice mette in primo piano il disagio, l’inadeguatezza vissuta dall’adolescente, rinchiuso in un corpo che non sente suo. Ma se all’inizio si sforza di non far emergere la propria personalità, il protagonista riesce alla fine a trovare la giusta via. “Non esiste nessuna normalità” ha spiegato Lisa Williamson agli studenti. “A questo termine va riconosciuto un significato individuale, che mai deve prevaricare o essere prevaricato da quello altrui”. Ha continuato: “Quella di David è anche una storia di amicizia, di rapporti familiari e di primi amori, in cui il discorso dell’identità di genere si inserisce con sensibilità e autenticità”.

Nel corso dell’intervista, gli studenti hanno voluto approfondire il tema dell’isolamento sociale, che a prescindere dall’identità sessuale tocca tutti da vicino: “È una reazione legata al sentirsi o meno accettati dagli altri” ha affermato l’autrice. “Per questo, chiunque può identificarsi nei personaggi del romanzo e comprendere l’importanza nella famiglia e degli amici in questa delicata fase”. Cruciale è poi il ruolo dell’istruzione, che per prima deve promuovere un atteggiamento di apertura nei confronti della eterogeneità che ci circonda.

In ultima battuta sono state confrontate le attuali situazioni inglese e italiana in fatto di assistenza ai giovani della comunità LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queers). “Già per la fascia tra i 12 e 15 anni, nel Regno Unito, è disponibile una terapia di inibizione ormonale che permette ai giovani di guadagnare un periodo in cui riflettere sull’eventualità di una transizione definitiva”. Una realtà molto più evoluta rispetto a quella italiana, in cui il primo passo sarà quello di creare un più ampio network di supporto.

Matteo Gullì, studente del Master di Giornalismo e Comunicazione scientifica dell’Università di Ferrara, volontario all’ufficio stampa del festival

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