05 ottobre 2017 17:18

“Le conoscenze dei popoli indigeni devono essere protette e non bisogna considerare queste popolazioni contrarie alla tutela delle altre specie”, questo il concetto fondamentale espresso da Parnab Doley, attivista indiano che fa parte dell’organizzazione Jeepal, sul palco della Sala Estense di Ferrara, sabato 30 settembre alle ore 11. Parnab vive nello stato di Assam, nell’India nord-orientale, dove si trova il Parco Nazionale del Kaziranga. Racconta al festival di Internazionale la condizione in cui versa la popolazione indigena di etnia Mishing, da cui proviene, pressata dalle iniziative di conservazione ambientale.

Con Doley sul palco, per approfondire il tema, Fiore Longo, antropologa e attivista di Survival Iternational e John Vidal, giornalista britannico. Modera l’incontro Giovanna Chioini di Internazionale. La conversazione diversi punti. Tra questi, la repressione ai danni delle popolazioni indigene e le accuse di bracconaggio, ma anche il successo delle popolazioni autoctone nella conservazione degli habitat.

Per Longo i diritti delle popolazioni indigene, seppure legalmente riconosciuti a livello internazionale, verrebbero negati all’atto pratico, anche per via di un approccio da parte delle associazioni di conservazione ambientale non condiviso dall’organizzazione, che ha presentato un’istanza contro il WWF per dei presunti abusi che, per Survival, sarebbero stati commessi in Camerun. L’attivista, inoltre, sostiene che due atteggiamenti rendono difficoltoso il diritto di vivere nelle proprie terre dei Mishing: il razzismo, per il quale questi popoli non sarebbero in grado di preservare l’ambiente, e un pessimismo antropologico che induce a ritenere che per conservare l’ambiente esso non debba essere abitato dall’uomo.

Il punto di vista di John Vidal è piuttosto ampio. Il suo interesse verso l’argomento è iniziato dopo un viaggio di lavoro nelle foreste protette del Camerun. Storicamente, individua in una mentalità che risente ancora del colonialismo una delle cause delle pressioni a cui le popolazioni indigene sarebbero sottoposte nei Paesi in via di sviluppo dove vengono istituiti dei Parchi Nazionali. Su un piano economico, invece, queste pressioni sarebbero indotte da interessi che trovano il loro primo motore nel consumismo occidentale. Vidal, rispondendo a una domanda del pubblico, spiega come i media, anche occidentali, tacciano sull’argomento e auspica un confronto tra tutti i portatori di interesse verso il problema.

Allo stesso modo Parnab Doley spera nel dialogo e in un’apertura democratica che veda finalmente le popolazioni tribali tra gli stakeholders delle iniziative di conservazione ambientale. L’attivista Mishing critica l’ottica diffusa per la quale gli indigeni sarebbero dei selvaggi da colonizzare e rifiuta anche l’accezione univoca di progresso, inteso come avvicinamento agli standard occidentali. Si tocca anche il tema del turismo: per Doley un turismo sostenibile nei Parchi Nazionali abitati da comunità indigene deve essere inteso nel senso di uno scambio di conoscenza reciproco tra visitatori e locali e non come un acquisto ludico da parte del viaggiatore.

Lorenza D’Isidoro, studentessa del Master di Giornalismo e Comunicazione scientifica dell’Università di Ferrara, volontaria all’ufficio stampa del festival

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