I racconti di Grazie Chanchúbelo – esagerati, iperbolici, rabelaisiani, falsamente esotici – esigono di essere letti secondo il principio del realismo delirante che l’autore dichiara di praticare. In loro si rivela una miscela di conoscenze e preoccupazioni: occultismo ed esoterismo, tecnologia e scienza, autorità e potere, politica intesa come cospirazione. Il lettore troverà una varietà di storie e personaggi singolari: una nave cisterna che è una città babelica e un paese errante, un serial killer il cui crimine è inseguire donne belle e voluttuose per ignorarle, la vita e la morte di un re afflitto da meteorismo, un pozzo che dà denaro, santi che intraprendono compiti ciclopici che non finiscono mai. E scrittori, molti scrittori: mediocri, falliti, morti di fame, o che sognano la grande opera, scrittori che implorano gli dei per un po’ di talento o di originalità, scrittori al mercato che vendono i loro servizi sulla pubblica piazza, che presentano la loro opera a un editore o in un concorso, scrittori che vendono l’anima al diavolo. La prosa di Laiseca gioisce della sua stessa distorsione ed è pronta a fare la guerra a chiunque si opponga.
La Nación

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Questo articolo è uscito sul numero 1454 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati