Dimenticate le ansie dei vegani, degli intolleranti al lattosio o di chi è sempre all’erta sul glutine: nessuno più di un cannibale deve preoccuparsi della provenienza e degli “ingredienti” del suo prossimo pasto. E a parte questo, anche avere una relazione con qualcuno presenta non poche difficoltà. Forse solo un altro cannibale può capire a fondo problemi e pulsioni. Nel film di Luca Guadagnino (tratto dal romanzo di Camille DeAngelis) i cannibali sono figure tragiche, un po’ come i vampiri, ma meno sexy. Non hanno scelto la loro condizione, ma devono imparare a conviverci. Il film è tenero e ben realizzato, ma a tratti troppo teso e brutale. Guardandolo, cercando di capire come poteva andare a finire, mi sono chiesta se avrebbe popolato a lungo i miei incubi (un personaggio in particolare). Ma una volta finito si è dissipato in fretta. È così ben fatto e noiosamente romantico che sembra spingerti in un sogno più che trascinarti in un incubo. I protagonisti, poi, ti danno sempre qualcosa di bello da vedere.
Stephanie Zacharek, Time

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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati