Nell’inverno del 2017 ero in un vivace ristorante di New York a intervistare il musicista statunitense Surya Botofasina. Botofasina, come la maggior parte dei newyorchesi, ha fatto un sacco di cose nella sua vita adulta, dalla recitazione nella serie Board­walk empire alla creazione di beat per dischi rap. Ma quel giorno avevamo parlato soprattutto della sua infanzia, del fatto che è cresciuto nel Sai Anantam Ashram in California, l’ashram fondato nel 1983 da Alice Coltrane. Quella conversazione in seguito ha spinto Botofasina a sperimentare un nuovo ruolo, quello dell’arrangiatore musicale e direttore d’orchestra per i Sai Anantam Ashram Singers, il coro nato nell’ash­ram di Coltrane. Il gruppo ha tenuto concerti in tutto il mondo. Cinque anni dopo, seduto di fronte a Botofasina in un altro vivace ristorante del centro di New York, riflettiamo su quello che gli ultimi cinque anni hanno prodotto, ma siamo qui anche per discutere del suo luminoso album di debutto Everyone’s children. Il musicista definisce Alice Coltrane la sua mentore (è sempre attento a chiamarla “swamini”, colei che sa) e lo spirito della musicista è onnipresente nell’album, uno dei più belli degli ultimi mesi. Non passa giorno senza che Botofasina pensi a Coltrane e ricordi il suono della sua voce: “Quando ho ascoltato il suo messaggio, ho pensato: ‘Questo è il codice da seguire per vivere un vita piena e compiuta’”. Andy Beta, Bandcamp daily

Surya Botofasina (dr)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati