Nell’aprile del 2021 i musicisti Msaki, Tubatsi Mpho Moloi e il violoncellista francese Clément Petit si sono stabiliti per una settimana al Nirox, una residenza artistica e parco di sculture a un’ora di auto da Johannesburg, in Sudafrica. Mentre l’autunno arrivava e le giornate si accorciavano, i tre musicisti hanno lavorato per una settimana nel freddo brillante dell’inverno sudafricano partendo da bozze di testi e, occasionalmente, da chiacchierate a cuore aperto. Il risultato è Synthetic hearts, un album sperimentale di nove brani minimalisti e complessi pubblicato dall’etichetta No Format. Quando Msaki e Tubatsi parlano del progetto, continuano a usare parole come “organico” e “naturale”. “In quei giorni si potevano vedere le foglie cambiare dal verde al dorato e all’arancio scuro”, ricorda Msaki. “Sicuramente questo ha avuto un’influenza sui brani. L’intera composizione era fedele allo spazio e al tempo in cui ci trovavamo”, aggiunge Tubatsi. Se volessimo semplificare, potremmo classificare i nove brani di _Synthetic hearts _come folk: due voci armoniose con arrangiamenti minimalisti che cantano i loro tormenti romantici e le loro emozioni sulle note delicate di un violoncello (“uno degli strumenti a corda più vicini alla voce!”, dice Msaki). Eppure l’album sfida la facile categorizzazione, fondendo la scrittura di canzoni con tracce ambient, elementi acustici ed elettronici e attingendo tanto dal folk statunitense quanto dal folclore sudafricano.
Nils Bourdin, Pam

Msaki x Tubatsi (Kgomotso Neto)

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati