Ogni volta che esce un nuovo adattamento di un classico come Grandi speranze di Charles Dickens è legittimo chiedersi perché è stato fatto. L’idea di vedere Olivia Colman nei panni di miss Havisham è già un buon motivo, ma c’è dell’altro. L’Inghilterra nella versione di Steven Knight è sporca e volgare. La storia dell’orfano Pip (Fionn Whitehead) riletta dall’autore di Peaky blinders è sboccata e violenta, ma soprattutto scomoda. Scomoda perché si pronuncia senza problemi la parola proibita: colonialismo. Più o meno tutto è riletto esplicitamente nell’ottica dell’imperialismo. The New Republic

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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati