Nel 2021 una famiglia siriana fugge dalla guerra su un aereo diretto in Bielorussia. La famiglia vuole andare in Svezia e ha creduto alla promessa del dittatore bielorusso Lukashenko di un passaggio sicuro fino al confine con l’Ue. Ma una volta in Polonia, i siriani sono catturati dalle guardie di frontiera e brutalmente mandati indietro, dove sono nuovamente presi, maltrattati e “respinti” dall’esercito bielorusso. Diviso in capitoli il film si concentra anche sulle guardie di confine e sugli attivisti che provano ad aiutare i “turisti”, come vengono chiamati i profughi dai loro aguzzini. Anche se non si direbbe, il potente dramma di Agnieszka Holland è un film ottimista. Ci vuole ottimismo infatti per sperare in una reazione indignata alla brutalità e alla disumanità che deriva dalla trasformazione dei profughi in pedine politiche.
Jessica Kiang, Variety

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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati