William T. Vollmann è un poeta dei bassifondi e con Puttane per Gloria ha messo a fuoco l’essenza delle sue ossessioni: la ricerca di amore e redenzione tra la disperazione e l’autodistruzione. I suoi lettori riconosceranno l’ambientazione preferita di Vollmann, la zona del Tenderloin a San Francisco con le prostitute da 20 o 40 dollari a botta che affollano le viuzze laterali. La trama è scheletrica: Jimmy, un reduce della guerra del Vietnam squattrinato, paga le prostitute per farsi raccontare le loro storie o per farci sesso, ma solo occasionalmente, quando gli riesce. Jimmy prova inutilmente a ritrovare o in qualche modo a ricreare una prostitua di cui si era innamorato e che ha perduto: Gloria. Gloria, la più bella di tutte, la quintessenza delle fantasie maschili. Poco importa se è frutto dell’immaginazione di Jimmy o se è una donna che ha realmente conosciuto. È comunque una fantasia che lui cerca, anche grottescamente, di riportare in vita. La forza del romanzo, la sua poesia, è nei ritratti delle prostitute, dei travestiti e dei papponi che popolano i marciapiedi del Tenderloin. Puttane per Gloria è un romanzo nel solco della tradizione di Ultima fermata a Brooklyn di Hubert Selby Jr (nel tema della redenzione attraverso il disprezzo di sé e nella discesa negli abissi del sesso) e delle parole delle canzoni di Lou Reed. La forza della scrittura di William T. Voll-mann trasforma questo libretto in un poema lirico di strada, triste e bellissimo.
Catherine Texier, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati