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La strage all’ospedale di Gaza cambia il corso della guerra

Gaza, 17 ottobre 2023. Vittime del bombardamento contro l’ospedale Al Ahli al arabi di Gaza. (Abed Khaled, Ap/LaPresse)

È l’orrore di troppo, di quelli che possono cambiare l’evoluzione di un conflitto. L’esplosione che la sera del 17 ottobre ha provocato centinaia di morti all’ospedale Al Ahli al arabi di Gaza ha già avuto un impatto enorme, bloccando l’iniziativa diplomatica del presidente statunitense Joe Biden, il cui viaggio in Israele ora diventa molto problematico. Inoltre, la tragedia ha ulteriormente mobilitato le popolazioni arabe contro Israele e i suoi sostenitori occidentali. Secondo molti Israele non è più la vittima del peggiore attacco terroristico della sua storia, ma un paese che deve dimostrare di non aver commesso un crimine di guerra.

Lo stato ebraico paga le conseguenze del suo stesso blocco su Gaza. A causa del blocco, infatti, non esistono fonti indipendenti sul posto, nessun osservatore esterno o giornalista straniero che possa verificare i fatti e stabilire se la causa sia stata un bombardamento israeliano, come sostiene Hamas, o il lancio di un razzo da parte della Jihad islamica, come afferma Israele.

Questa assenza di fonti indipendenti penalizza Israele. L’attacco contro l’ospedale è arrivato dopo giorni di bombardamenti incessanti a Gaza, dunque anche se Israele riuscisse a dimostrare di non avere responsabilità, il danno sarebbe comunque fatto. Intanto si moltiplicano gli appelli per fermare la guerra.

Un fattore importante sarà il viaggio di Joe Biden, che ha evidentemente cambiato natura. Il presidente statunitense aveva diviso la sua visita in due fasi, una per esprimere il sostegno incondizionato a Israele dopo i fatti del 7 ottobre e una per convincere il governo israeliano a fare entrare gli aiuti umanitari a Gaza, al momento ancora bloccati, e a condurre le sue rappresaglie “rispettando il diritto di guerra”.

Dopo la tappa in Israele, Biden avrebbe dovuto spostarsi in Giordania per incontrare i leader della regione, ma il viaggio è stato annullato a causa della strage all’ospedale. L’aspetto diplomatico, dunque, passa in secondo piano. Il contatto tra Biden e Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese e unico interlocutore possibile nel campo palestinese, per quanto estremamente indebolito, ci sarà solo per telefono.

La scomparsa dell’impegno diplomatico è un fallimento che si ritorce contro Biden. Resta la parte umanitaria, che deve diventare prioritaria.

Gli effetti dell’esplosione sono notevoli ed erano già percepibili la sera del 17 ottobre. Lo dimostra il cambio di tono del presidente francese Emmanuel Macron, che sul suo profilo Twitter, pur senza attribuire responsabilità, ha scritto che “niente può giustificare un attacco contro un ospedale. Niente può giustificare la scelta di considerare i civili come obiettivi”.

Nelle manifestazioni in Cisgiordania e nei paesi vicini le persone prendono di mira le ambasciate degli Stati Uniti e della Francia, com’è successo a Beirut, in Libano. Re Abdallah II di Giordania, il cui paese ha relazioni diplomatiche con Israele da trent’anni, ha incolpato lo stato ebraico, accusandolo di aver commesso un “crimine di guerra”.

Questa catastrofe di cui non sappiamo ancora tutto ha modificato il clima internazionale. Torna alla memoria il bombardamento di Cana, durante la guerra del 2006 tra Israele ed Hezbollah nel sud del Libano. All’epoca il conflitto finì pochi giorni dopo. Oggi il contesto è molto diverso, ma il cambiamento del clima è simile. La sera del 17 ottobre la guerra di Gaza ha sicuramente vissuto una svolta.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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