Scrivere poesie e scrivere racconti sono due discipline tanto diverse tra loro quanto la fotografia e il cinema. Ma l’esordio narrativo della poeta Frances Leviston mostra che le si può padroneggiare entrambe. Ognuno dei dieci racconti di La voce dentro parla di una donna diversa chiamata Claire, nome appropriato per personaggi che illuminano aspetti della vita moderna. In uno dei racconti Claire, tornata a casa dopo tre anni di lontananza, si mette a cucire in segreto un vestito da indossare al matrimonio di sua cugina. Fantastica di mettere in ombra la sposa, e sua madre aleggia sulla soglia della camera dove è stata bambina, offrendo cure ma ostacolando gli sforzi della figlia per modellare un nuovo sé. Un altro racconto parla di un robot di assistenza assunto per badare alla madre di un’altra Claire mentre lei va nei Paesi Bassi per una borsa di studio. Una Claire torna nell’hotel greco dove la sua amica è stata aggredita sessualmente a 15 anni mentre erano in vacanza con i genitori permissivi. La “voce dentro” del titolo proviene dall’auricolare di una Claire che fallisce la sua grande occasione in tv mentre riferisce del suicidio di un adolescente che aveva avuto una relazione con un insegnante. Il racconto finale ritrae abilmente le dinamiche di potere in una relazione tra due giovani accademici nell’era delle battaglie per i diritti civili. La coppia si contende il controllo, chiedendosi reciprocamente in modo passivo-aggressivo i progressi delle loro ricerche, ma la vera partita per il potere si gioca in camera da letto.

Mia Levitin,
Financial Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1433 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati