Il Benin è diventato uno dei pochi paesi africani dove l’interruzione volontaria di gravidanza è legale. Nel continente solo Sudafrica, Mozambico, Tunisia e Capo Verde riconoscono alle donne il diritto di scegliere. La nuova legge sulla salute sessuale e riproduttiva femminile, approvata dall’assemblea nazionale del Benin il 21 ottobre, consente di abortire entro la dodicesima settimana, se la gravidanza può causare o aggravare “una sofferenza materiale, scolastica, professionale o morale”. Finora l’aborto era permesso solo in caso di stupro, incesto o rischio grave per la salute della gestante. Nord Sud Quotidien fa notare che rimangono comunque delle limitazioni. Secondo i dati pubblicati dal governo, ogni anno nel paese duecento donne beninesi muoiono per le complicazioni delle interruzioni di gravidanza clandestine. Per i deputati la nuova legge ha l’obiettivo di salvare delle vite. Tuttavia ci sono componenti della società civile profondamente contrarie all’aborto, tra cui i cattolici. Alla vigilia del voto la conferenza episcopale aveva lanciato un appello a non legalizzarlo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1433 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati