Quando due astronomi portano alla presidente degli Stati Uniti le prove che un asteroide distruggerà la Terra, sono praticamente ignorati. Così i due cercano in tutti i modi di convincere il resto del mondo che la fine è vicina. Se esistesse un Oscar per il casting, nel 2022 Francine Maisler potrebbe vincere facile. Il cast di Don’t look up è impressionante: alcuni attori si riconoscono anche solo dal nome (Leo, Meryl, Cate, Jonah, Timothée). Il potere di attrazione del film deriva sia dal regista, Adam McKay (La grande scommessa e Vice l’hanno reso molto popolare tra gli attori), sia dalla premessa. Don’t look up è una specie di Deep impact da ridere, un Armageddon con il cervello in più. Forse mette troppa carne al fuoco, ma nella maggior parte dei casi è cibo sano per la mente, divertente e ambizioso. Chi ha creduto che si trattasse di un progetto di vanità ambientalista di Leonardo DiCaprio farà bene a ripensarci. McKay usa il nucleo della trama per mettere in ridicolo praticamente ogni aspetto della vita contemporanea: dalla filantropia dei miliardari alla demenzialità dei social network, dalle battute sagaci dell’informazione spettacolo alla geopolitica. Ma è sulla politica che McKay riesce a pungere meglio. La sua satira sembra troppo divertente per essere vera.

Ian Freer, Empire

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Questo articolo è uscito sul numero 1439 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati