Non si rideva molto leggendo il romanzo autobiografico di Emmanuèle Bernheim da cui è tratto È andato tutto bene. Invece il film di François Ozon sorprende con delle esplosioni di umorismo crudele, soprattutto perché sono lanciate a bruciapelo da André Dussollier, un attore molto popolare e generalmente ritenuto rassicurante. La scienza del casting, nei film di Ozon, crea meraviglie. Dussollier interpreta André Bernheim, collezionista d’arte di 85 anni, colpito da ictus, che decide di andare a morire, con dignità, in Svizzera, secondo formule consacrate. Trasfigurato dalle protesi, con il viso distorto, con un eloquio faticoso, minimale e arrabbiato, l’attore francese fornisce un’interpretazione sbalorditiva. Il film segue da vicino un altro personaggio, Emmanuèle (Sophie Marceau), la “scrittrice”, a cui il padre chiede di aiutarlo a compiere il suo ultimo viaggio. Una mela avvelenata per lei, che da bambina sognava di uccidere questo autoritario pater familias. È andato tutto bene, intelligentemente fedele al romanzo di Bernheim, trova il giusto equilibrio tra dramma familiare e film di denuncia.

Marie Sauvion, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1443 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati