Essere definiti “la migliore band emergente del Regno Unito” non ha lo stesso peso di una volta, ma un po’ di pressione te la mette. I Black Country, New Road hanno scelto d’ignorarla. Alla fine di luglio si sono ritrovati nei Chale Abbey studios all’Isola di Wight, per registrare delle nuove canzoni appena 364 giorni dopo il loro debutto, forse per evitare la sindrome del secondo album. Ma c’è il sospetto che per questo settetto di Londra – da pochi giorni orfano del suo leader Isaac Wood, che ha lasciato il gruppo per problemi di salute mentale – volesse soprattutto evitare la noia. Ants from up there non accetta compromessi. Le canzoni, anche se musicalmente più sicure e coerenti di quelle del precedente disco For the first time, sono anche più lunghe, strane ed estreme, come se la band avesse fretta di costruire il proprio mondo e di scacciare la routine. Stavolta Wood canta, più che sproloquiare, anche se la sua voce conserva il tremore di un uomo a cui sono appena state mostrate le immagini di un asteroide diretto verso la Terra. I suoi testi sono ancora ironici e ricchi di dettagli assurdi, tra connessioni wifi precarie e candele profumate, ma sono anche strazianti, come se il pathos di Morrissey fosse stato aggiornato per la generazione di Sally Rooney.
Sam Richards, Uncut

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Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati