Il nuovo libro di Tom Malmquist si basa su una storia vera. All’inizio dell’estate del 1991 un uomo fu trovato brutalmente assassinato in una grotta, non lontano dalla casa dove l’autore è cresciuto. L’incidente fece una grande impressione sull’allora tredicenne Malmquist e ricevette anche una grande copertura da parte della stampa. La polizia non riuscì a risolvere il caso e neanche Malmquist ci riesce, nonostante i suoi sforzi quasi ossessivi come investigatore privato. Non solo scava negli archivi delle emeroteche, ma inserisce nel romanzo anche i protocolli delle indagini preliminari e le interviste a vecchi ispettori di polizia e ai colleghi della vittima. Ne emerge il quadro doloroso di una persona genuinamente sola, senza amici intimi e considerata strana dai suoi compagni di lavoro. Chiunque abbia letto Paul Auster sentirà qualcosa di familiare non solo nell’approccio investigativo di Malmquist, ma anche nel tipo di vuoto esistenziale suggerito tra le righe, un vuoto che è anche il principale motivo e carburante del romanzo.
Petter Lindgren,
Aftonbladet

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Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati