Quando il barista orfano Nathan Drake (Tom Holland) scopre che il fratello, scomparso, era sulle tracce di un altrettanto scomparso tesoro dei pirati, si unisce al burbero mercenario Sully (Mark Wahlberg) per ritrovarli tutti e due. In una pubblicità del 2011 per il mercato giapponese, nientemeno che Harrison Ford era seduto davanti alla tv per giocare con il terzo capitolo del videogioco Uncharted. Dal punto di vista pubblicitario è stato un bel colpo – Indiana Jones che si metteva nei panni pixelati di Nathan Drake – e lo spot suggeriva che Uncharted poteva prestarsi a diventare un film. Ma lo spot faceva intuire anche quale poteva essere la minaccia maggiore per la trasposizione: l’ombra di Indy, diventato lo standard quando si tratta di tesori nascosti, trappole polverose e acrobazie spericolate. Alla fine Uncharted è un film basato su un videogioco ispirato a film molto più belli: si può vedere, certo, ma poteva essere meglio.

Nick De Semlyen, Empire

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Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati