“La mostra Nude è nata da una discussione sulla rappresentazione tradizionale del nudo nell’arte e dal desiderio di sovvertire quello sguardo, favorendone uno più inclusivo e basato sul consenso”, spiega il curatore Johan Vikner.

“C’è onestà in tutte le opere presentate”, aggiunge l’organizzatrice della mostra Amanda Hajjar. “Lo sguardo delle donne sul corpo nudo è stato storicamente trascurato. Questa mostra lo celebra, con l’idea che la nudità non ha bisogno sempre di sensazionalismo o di trasformare le persone in oggetti, ma va piuttosto trattata come qualcosa di normale”. Per questo, aggiunge Vikner, “abbiamo cercato artiste di paesi e classi sociali diversi, che hanno usato il nudo come un tema e un linguaggio per raccontare le loro storie”. Nude offre allo spettatore una visione più aperta sui significati del corpo, su come è usato e su cosa ci racconta della società contemporanea da una prospettiva femminile. ◆

Lina Scheynius, Untitled, 2014
Momo Okabe, Untitled, 2020.
Dana Scruggs, Rōze en la playa, 2016
Marie Hald, Helene in the bath, Copenaghen, 2017
Prue Stent & Honey Long, Wind form, 2014
Bettina Pittaluga, Magueye, Paris, 2018
Arvida Byström, 2016
Julia SH, Studio practice #3, 2017
Elinor Carucci, After sex, 2019
Da sapere
La mostra

Nude è una mostra collettiva che mette in discussione la rappresentazione classica del corpo nudo nell’arte attraverso il lavoro di trenta fotografe di venti nazionalità. Con più di duecento opere, è in corso al museo Fotografiska di New York fino al 1 maggio 2022.


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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati