Tutti gli svedesi conoscono la pietra di Rök, una stele alta quattro metri che si trova nel villaggio da cui prende il nome, su cui è incisa quella che è ritenuta la più lunga iscrizione in lettere runiche al mondo. Si tratta di un’iscrizione in antico norreno che secondo l’interpretazione classica fa riferimento alle gesta di un re vichingo del sesto secolo. Nel 2021, quattro runologi hanno annunciato di aver decifrato il codice e uno di loro, Henrik Williams, ha pubblicato le loro conclusioni nel libro Rökstenen och världens undergång av (La pietra di Rök e la fine del mondo). Secondo i ricercatori l’iscrizione fa invece riferimento a tre importanti eruzioni vulcaniche avvenute in Islanda tra il 536 e il 547 che avrebbero avuto un enorme impatto ambientale e climatico, in particolare nel nord della Svezia, portando gelo e carestia. Questa interpretazione può indurre a riconsiderare il Ragnarök, l’apocalisse nordica, non come l’esito di una guerra tra divinità, ma come una descrizione di un evento naturale che aveva portato alla “morte e alla resurrezione del Sole”. Dagens Nyheter

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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati