L’acclamato fotografo Rye Adler, uno dei personaggi centrali di Punto di fuga, è stato salutato come “l’occhio di una generazione”. Julian Ladd è ossessionato da Rye Adler da quando i due si sono incontrati decenni prima durante il Brodsky workshop di Filadelfia, tra addetti ai lavori. Intimorito dalla genialità di Rye, Julian ha abbandonato la fotografia e ha avuto una fortunata carriera nella pubblicità. Ma ancora rabbrividisce al ricordo del verdetto di Rye sui suoi sforzi di studente: “Il tuo lavoro non ha anima”. Per Julian, quella frase è suonata come una “condanna a morte”. Anni dopo, Rye si sente estraneo alla sua stessa vita, alle persone ricche e famose che ora fotografa, alla moglie che tiene a distanza. Forse ha perso la sua empatia, pensa. Finché Magda Pasternak, altra veterana del workshop, contatta Rye e lo prega di aiutarla a trovare il figlio scappato di casa. Rye si precipita a Manhattan e si ritrova a visitare un mondo sotterraneo di droga e violenza. Punto di fuga si sviluppa in sezioni che si muovono avanti e indietro nel tempo, e sappiamo dal primo capitolo che Rye è sparito. Si è suicidato? È stato ucciso, per caso o di proposito? E cosa ne è stato del giovane scomparso cresciuto da Magda e dall’uomo che ha sposato, Julian Ladd? Un thriller letterario emotivamente potente.
Tom Nolan, The Wall Street Journal

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Questo articolo è uscito sul numero 1452 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati