Dopo Le omissioni, pubblicato in Italia dalla Nuova Frontiera, lo scrittore messicano Emiliano Monge, nato nel 1978, torna alla narrazione familiare con Justos antes del final (Appena prima della fine), in uscita a novembre per Random House. Se nel primo romanzo i protagonisti erano tre uomini – nonno, padre e figlio – e la violenza una presenza in sottofondo, ora Monge ripercorre la storia della madre dal 1947 ai primi anni di questo millennio. E affronta il tema della pazzia, che la sua famiglia ha vissuto da vicino: il nonno materno fu un pioniere in Messico nell’uso della terapia farmacologica per curare i disturbi mentali e, come la madre di Monge, ebbe fratelli affetti da problemi psichiatrici. “Dopo Le omissioni mancava una parte della storia”, dice Monge. “Ho cominciato a scrivere questo libro come un omaggio a una donna capace di uscire dall’oscurità e di guidare anche la sua famiglia”. Una persona che ha sempre cercato di aiutare chi era in difficoltà, perché “credeva che ogni vita ha il diritto di essere vissuta”.
Erika P. Bucio, Reforma, Messico

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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 93. Compra questo numero | Abbonati