La pineta alle porte di Roma dove lavora Princess è molto lontana dai boschi sacri della sua nativa Nigeria. Solcata dall’asfalto, piena di immondizia e di mosche, è più un non luogo che una riserva naturale, né città né campagna. Per Princess è una zona di transizione in cui serve clienti maschi, ma anche una sorta di limbo – a volte ostile, a volte protettivo – per una ragazza che si trova intrappolata tra le culture, relegata ai margini di un’Europa che è una terra più desolata che promessa. Anche senza sapere che Roberto De Paolis ha passato mesi a guadagnarsi la fiducia di alcune delle tante prostitute nigeriane che vivono e lavorano a Roma e dintorni, risulta evidente che il suo secondo impressionante lungometraggio è basato sul racconto di esperienze vissute. Glory Kevin, vera vittima di traffico, interpreta Princess con un’energia rovente che s’infrange come un’onda sulle performance più sommesse degli attori professionisti, tra cui il versatile Lino Musella.
Lee Marshall, Screen International

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati