Il titolo del nuovo album dei danesi Collider spiega bene com’è questo disco: esageratamente meritevole. I paragoni con i My Bloody Valentine, soprattutto dell’epoca Glider e You made me realise, vengono naturali ma incombono anche gli anni novanta dei Dinosaur Jr. e degli Swirlies. Al di là delle influenze, sembra un mestiere difficile suonare in questa band: con una spacconeria degna dei più grandi artisti post rock e post punk, non si fanno problemi a cambiare all’improvviso tonalità o ritmo. Continuano così per altri cinque secondi, poi aggiungono il rumore di un elicottero, cantano come Lydia Lunch ma solo per una strofa e soprattutto, qualsiasi cosa succeda, non abbassano mai la leva del vibrato. Insomma tutto questo potrebbe sembrarvi un caos di riferimenti provenienti del secolo scorso, e in passato un po’ lo è stato, ma dopo averli visti dal vivo di recente ho notato che hanno imparato a seguire una traiettoria. Excessively worthwhile fa centro subito con Cystic, un’apertura che definisce tutto quello che seguirà ma si ricollega anche ai loro lavori precedenti. Il gruppo è al culmine dell’ispirazione e ha ancora tanto da offrire. Questo disco finirà tra i miei preferiti dell’anno, anche quando la luna di miele sarà finita.
Alex Maiolo, Louder Than War

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Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati