Fin da quando era bambina, Cathy (Audrey Lamy) sogna di dirigere un suo ristorante, ma a quarant’anni niente è andato come sperava. Così si ritrova a cucinare nella mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Il suo sogno sembrerebbe ormai completamente svanito. Louis-Julien Petit realizza un nuovo ritratto di giovane donna, mantenendosi, dopo Le invisibili, nella zona della commedia sociale. Nonostante una sceneggiatura che fa troppo affidamento sulla formula “risate più lacrime”, Sì, chef! è impreziosito da una storia che sensibilizza il pubblico sulla condizione dei rifugiati e aiuta Audrey Lamy a mettere in mostra la sua magnifica versatilità.
Fabrice Leclerc, ParisMatch

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Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati