Con ospiti del calibro di Chad Smith (Red Hot Chili Peppers), Duff McKagan (Guns N’ Roses) e Taylor Hawkins (Foo Fighters), esplode subito con le chitarre selvagge del singolo Frenzy, un pezzo ispirato al feroce Search and destroy degli Stooges. Il latrato del padrino del punk è il solito di sempre. Iggy Pop ulula selvaggiamente su chitarre taglienti, descrivendo la sua irrequietezza: “Sono stufo del gelo, sono stufo della malattia. Sono in preda alla frenesia”. Con una citazione dell’album Raw power del 1973, Strung out Johnny rallenta il ritmo che riecheggia Gimme danger. Caratterizzato da sintetizzatori new wave, il brano è una ballata sulla dipendenza. New Atlantis, invece, è un’ode romantica alla patria adottiva di Iggy Pop, Miami. Il cantante diventa apocalittico tra le riflessioni su truffatori, spacciatori e criminali senza sacrificare il suo senso dell’umorismo. Nonostante alcuni momenti goffi, Every loser dimostra che l’Iguana non solo ha ancora qualcosa da dire, ma continua a trovare modi entusiasmanti per dirlo.
Fred Barrett, Slant

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Questo articolo è uscito sul numero 1493 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati