Il nuovo disco del compositore giapponese Ryuichi Sakamoto documenta il disorientamento di uno dei musicisti più affermati e venerati del ventesimo secolo. È una tabula rasa sonora, un nuovo inizio dopo il secondo ciclo di cure contro il cancro sostenuto dal musicista. Sakamoto ha scritto e realizzato questi dodici brani tra il 2021 e il 2022 durante la convalescenza dopo un intervento chirurgico. Ha registrato la musica in alloggi temporanei invece che in casa o in uno studio, il che conferisce al disco un senso di vuoto effimero. Il primo suono di 12 non è prodotto dagli archi o dal pianoforte, come da tradizione, ma dal ronzio di un sintetizzatore desolato. Il piano appare solo nel secondo pezzo, 20211130. In 12 i brani prendono il nome dal giorno in cui sono stati registrati e sono presentati in un ordine cronologico approssimativo. Lo stesso Sakamoto l’ha definito un “diario audio”. È un viaggio astratto di riscoperta, mentre il pianoforte diventa più melodico, man mano che l’album va avanti. Sakamoto ha trasformato un diario di bordo in qualcosa di trascendente, puntando sull’intimità. Il compositore giapponese è un’anima meravigliosa e ha prodotto alcune delle musiche più belle degli ultimi cinquant’anni. Se questa sia una delle sue opere migliori è una domanda per i posteri, ma il suo coraggio nel mettersi a nudo è splendido. Ascoltarlo imparare, fare pratica ed esplorare la sua creatività provoca una gioia che davvero pochi altri musicisti potrebbero offrire.
Andrew Ryce, Resident Advisor

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Questo articolo è uscito sul numero 1495 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati