Tornato in Francia dal fronte afgano e liberatosi di un traffico d’oppio nel quale era stato coinvolto da due commilitoni, l’ex soldato Christian decide di fare il pastore. Ma i suoi problemi sono solo all’inizio. Sentinelle sud dimostra subito una certa libertà, svincolandosi dai codici del noir da cui comunque attinge a piene mani. Gli animali che razzolano nel film – cani, montoni, pulcini – rispecchiano le peripezie di tre soldati traumatizzati: sopravvissuti guidati da istinti primari in cerca di normalità. E confinando i personaggi alla periferia della vita, Gérault, all’esordio, mette in scena un malessere che non appartiene solo ai reduci.
Olivia Cooper-Hadjian, Cahiers du Cinéma

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Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati