È una gioia scoprire il dispositivo cinematografico messo in piedi da Alessandro Comodin nel suo terzo film che a Locarno ha giustamente vinto il gran premio speciale della giuria. In Gigi la legge seguiamo un poliziotto, Gigi (Pier Luigi Mecchia), che pattuglia le campagne del Friuli a bordo della sua auto. Non succede granché, a parte il ritrovamento di un corpo che spinge Gigi a sospettare, senza ragione, di un ragazzo che abita nei paraggi. Dietro il “parabrezza” della sceneggiatura, Comodin capta l’universo fantasmatico del protagonista. Come un acrobata, lo spettatore oscilla da un trapezio all’altro, dal poliziesco al documentario, dal surrealismo al naturalismo, senza mai distrarsi da questo strano poliziotto che forse inventa storie, di amori e di delitti. Ma meglio rinunciare a decifrarlo per godersi il favoloso gioco di Comodin.
Clarisse Fabre, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati