Il rapper di South Los Angeles ICECOLDBISHOP è in ascesa da qualche anno. Ha collaborato con artisti del calibro di Slowthai, Rico Nasty, Denzel Curry e Boldy James, e ora ha finalmente pubblicato il suo album di debutto, Generational curse. In tutto il disco dimostra di essere un rapper molto carismatico, suonando come un incrocio tra i Flat­bush Zombies e Kendrick Lamar nella sua forma più teatrale, e l’aria di disperazione nella sua voce corrisponde davvero agli argomenti trattati nelle canzoni. La morte si presenta spesso in Generational curse, che si tratti di tossicodipendenza o sparatorie, e ICECOLDBISHOP sembra spesso alle prese con il suo dolore. Come tanti grandi rapper prima di lui, è un narratore nato, capace di aprire gli occhi del mondo sulla povertà, la violenza e il razzismo istituzionale che affliggono quartieri come quello in cui è cresciuto. Lo fa come uno a cui piace guardarti dritto negli occhi per tutto il tempo. E il suo talento per il ritmo, la melodia e gli arrangiamenti è avvincente quanto le storie cupe che racconta.
Andrew Sacher, Brooklyn Vegan

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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati