I delicati equilibri che regolano una piccola comunità irlandese di pescatori sono sconvolti quando Aileen (Emily Watson) si trova combattuta tra difendere il figlio Brian (Paul Mescal) e restare fedele alla sua coscienza. Tra Aileen e Brian c’è un legame speciale. Quando lui torna dopo alcuni anni passati in Australia, è come se il sole riuscisse a fare breccia attraverso la spessa coltre di nubi che avvolge questo piccolo angolo d’Irlanda. Seguendo una partitura scarna e discordante diventa chiaro che quella di Aileen non è una famiglia felice. Brian è ai ferri corti con il padre e il suo legame con la madre gli rende difficile confrontarsi con l’altro sesso. Aileen si schiera istintivamente con il figlio, allontanandosi così dalla vita del villaggio, sottolineato da belle inquadrature in campo lungo e molto ben fotograte. Questo dramma, solido anche se non troppo originale, è recitato con convinzione dai due protagonisti. Ma le performance degli attori possono incidere fino a un certo punto quando, al di là delle buone intenzioni, l’esplorazione sulla circolarità della violenza risulta amaramente familiare.
Wendy Ide, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati