Nella sua carriera Janelle Monáe ha sempre interpretato dei ruoli. Ha fatto musica seguendo un concetto un po’ confuso di fantascienza distopica e rilasciando interviste nei panni dell’androide Cindi Mayweather. Poi ha conquistato visibilità recitando in vari film e all’ultimo Met Gala è arrivata sul red carpet con un abito che veniva smontato dai suoi assistenti. Viene da dire che con il suo quarto album continua a spogliarsi, e le piace. In queste nuove canzoni si mostra eccitata e si guarda spesso allo specchio. A un certo punto arriva perfino Grace Jones a sussurrare in un francese sexy: ascoltandole insieme, avrete l’impressione di essere troppo vestiti. I dischi precedenti di Monáe avevano dato prova di una certa versatilità tra Prince, James Brown e un soul elettronico. Ma The age of pleasure è il suo primo disco che suona veramente compatto. La cantante ha dichiarato di avere testato queste canzoni in varie feste tra amici e sono state promosse solo quelle che hanno funzionato bene. I più bacchettoni forse storceranno il naso per alcuni testi, ma per tutti gli altri, posso assicurarvi che questi brani funzioneranno anche ai vostri party. Il suono giusto per l’estate è qui.
David Smyth, Evening Standard

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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati