◆ Questa immagine, scattata dal satellite Copernicus Sentinel-2, mostra il lago di Maracaibo, nel nord del Venezuela. Con i suoi 13mila chilometri quadrati di superficie è lo specchio d’acqua naturale più vasto del Sudamerica. Al momento della sua formazione, tra i venti e i 36 milioni di anni fa, era effettivamente un lago, ma oggi dovrebbe essere considerato un’insenatura: alla fine dell’ultima era glaciale l’innalzamento del livello dei mari lo ha collegato al mar dei Caraibi attraverso uno stretto da cui riceve gran parte delle sue acque, che nella parte settentrionale sono salmastre. Sulla sponda occidentale del canale sorge Maracaibo, che con più di due milioni di abitanti è la seconda città del Venezuela e la capitale della sua industria petrolifera. Lo stretto è attraversato dal ponte General Rafael Urdaneta, che misura otto chilometri e al tempo della sua costruzione nel 1962 era uno dei più lunghi del mondo. Nella parte meridionale del lago invece l’acqua è dolce e proviene soprattutto dai suoi molti immissari. Il maggiore è il fiume Catatumbo, la cui foce è facilmente individuabile dall’ampio pennacchio marrone formato dai sedimenti che riversa nel lago.

Il bacino contiene la maggior parte delle riserve di petrolio che hanno fatto del Venezuela uno dei principali paesi petroliferi al mondo. L’inquinamento dovuto all’attività di estrazione e quello legato all’agricoltura hanno provocato l’eutrofizzazione delle acque e favoriscono fioriture eccezionali di cianobatteri – dannose per l’ecosistema e la salute umana – che tingono regolarmente le acque del lago di verde smeraldo.–Esa

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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 123. Compra questo numero | Abbonati