Lena è stata cresciuta nella giungla dagli algoritmi. Mother è un sistema di sorveglianza evoluto e intelligente che ha tirato su la ragazza tutto da solo. Ora Lena ha vent’anni e lavora come custode per la famiglia Morel, espressione dell’élite in un futuro distopico che può ricordare la Colombia di oggi. Jungle house della colombiana Julianne Pachico è un romanzo che si può definire quasi fantascientifico. Non ci spostiamo mai dalla giungla, dove tuttavia arrivano echi di proteste, rivolte e multinazionali onnipotenti. In questo panorama devastato sono riconoscibili l’emergenza climatica e il collasso della politica, e il libro affronta grandi temi come l’eredità del colonialismo, la distruzione dell’ambiente sottratto ai nativi e il lato minaccioso dell’intelligenza artificiale. E infatti Mother, come la giungla, è in pericolo ma è anche pericoloso. Spesso i romanzi distopici hanno un tono da lezione di educazione civica. Jungle house non fa eccezione, ma dà il meglio di sé nei dettagli, come il gossip “via satellite” che si scambiano i software.
The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati